Giornata contro la violenza sulle donne: la poesia africana -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Giornata contro la violenza sulle donne: la poesia africana
Rivista L’Altrove
Giornata contro la violenza sulle donne -la poesia africana-I dati riferiscono che nel mondo il 35% delle donne ha subito una forma di violenza. In Africa questi dati salgono ancora di più. Si parla del più del 50%; in alcuni Paesi come il Kenya, l’Etiopia, la Tanzania o il Sudafrica i casi di violenza sulle donne sono all’ordine del giorno, un uomo su quattro ha commesso un reato sessuale.
La povertà dilagante, la cultura, gli usi e i costumi di queste genti rendono la situazione ancora più drammatica. Essere donne in Africa significa essere private di qualunque cosa, della propria libertà, della propria femminilità, della propria dignità e soprattutto della propria vita.
La violenza assume diverse forme: discriminazioni, abusi, matrimoni forzati e precoci, mutilazioni genitali, malattie.
Le disuguaglianze di genere, l’analfabetismo obbligato, rendono le violenze ancora più diffuse e insensate. Le donne che non hanno un lavoro o un istruzione dipendono ancora di più dai loro mariti e vengono maggiormente sottomesse alla loro volontà.
Ancora oggi molte bambine vengono date in sposa prima che compiano la maggiore età e si ritrovano presto madri, ferite, scoraggiate e senza futuro. Sposandosi da bambine devono anche subire una delle pratiche più crudeli e atroci che una donna possa affrontare: la mutilazione. Più di duecento milioni di bambine e donne tuttora in vita hanno subito mutilazioni genitali. Le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sono diverse: infezioni, rapporti sessuali dolorosi, ripercussioni psicologiche, persino la morte della donna.
Ogni violenza porta con sé altra violenza.
A raccontarla ci pensano le poetesse. È una sola voce potente quella che ci arriva dallo Stato Africano. A portarla nel nostro Paese è l’iniziativa chiamata Afro Women Poetry, un progetto ambizioso che vuole far conoscere al pubblico italiano e internazionale l’Africa vissuta dalle donne. Le poetesse esprimono bene le violenze di genere di cui sono vittime; tra loro Mariska Araba Taylor-Darko, Maame Afia Konadu Sarpong e Line Zokro descrivono la brutalità della violenza domestica.
Sono poesie di facile lettura, che, nella loro semplicità di forma, provocano nel lettore tristezza e rabbia. Sono testi narrativi, lunghi monologhi liberatori, che somigliano alla spoken word poetry, la parola-poesia parlata, recitata e quasi urlata.
Sì, in questi versi è possibile sentire anche il grido di ogni donna africana, di richiesta d’aiuto, di ribellione.
Alcune poesie scelte per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne:
Picchiare per amore
Il tuo pugno mi ha colpito in viso
Sono rimasta sotto shock
Senza muovermi né urlare
La prima volta che è successo
Dicesti che mi picchiavi perché mi amavi
Mi hai incolpata
Non ricordo d’aver sbagliato
Il tuo gioco d’azzardo e le bevute
Il tuo andare a donne, il flirtare
I tuoi problemi e preoccupazioni
Era tutta colpa mia
Dicevi che mi picchiavi perché mi amavi
Ti ho chiesto perché lo facevi
“Mi hai costretto tu!” hai detto
“Devo correggerti, amore mio”
“Ti amo, per questo ti picchio”
Non sapevo l’amore fosse così
Forse nessuno me l’aveva detto
Pensavo l’amore fosse amare e prendersi cura
Risate e felicità
Non questo:
paura ed essere picchiata “per amore”
Sono invecchiata nel cuore
Il mio amore si è trasformato in paura e odio
Vivevo solo nel terrore di quel pugno in faccia
Perché non me ne sono andata, perché?
La vergogna di affrontare il mondo
di dire la verità
Perché ti amavo
Perché mi minacciavi
Dicevi di amarmi, per questo mi picchiavi
Mi addormentavo piangendo, in silenzio
Perché lui non mi sentisse
e non arrivasse un altro pugno in viso
È amore questo?
Un pugno in faccia
Devo aver sognato l’altro amore
Quello delle stelle del cinema
Quello dei libri
Cosa ho fatto per meritarmi questo?
Questo pugno “d’amore” in faccia
La mano che mi colpisce mi accarezza
Non riesco ad andare via
Né a dire cosa ho nel cuore
Nessuno deve conoscere la mia vergogna
Giaccio maltrattata e morta dentro
Aggrappata a te, non per amore ma per paura
Mentre temo il mattino
perché avrò un altro pugno in faccia
Mi chiederai, mentre io mi farò scudo
“Sei sveglia?”
E sussurrerai tra i baci
“Ti picchio perché ti amo”
Di Mariska Araba Taylor-Darko.
Traduzione di Serena Piccoli
Non voglio sposarmi mai
Non voglio sposarmi
Svegliarmi ogni mattina e vedere la faccia di mia mamma
dipinta di sonori schiaffi dai palmi di papà, fa male all’anima
Le cingeva il collo con le mani per prenderle la vita
Dio sa quanto l’ha picchiata
Mio papà non mangia cibo stantio
e mio papà è quel tipo pulito, sempre in ordine
preciso, curato, il classico uomo alla moda di Bristol
così la mamma ha dovuto lasciare il lavoro
mollare la sua vita e fare lavori a domicilio:
pompini, effusioni da letto sfruttando leve e controluce
cucinare e pulire
Ogni notte lui abusava sessualmente di lei
in svariati modi
fino a toglierle il fiato, incessantemente
Quello stesso fiato che le toglieva la mattina dopo
picchiandola anche se aveva fatto tutto bene
Mia madre era solo un manichino
che indossava ferite come sciarpe
e calci invece di camicie
Io, piccola bimba, sbirciavo tra i due cardini della porta
per guardare la mamma che implorava che la lasciasse stare
Quel che vedevo nei suoi occhi erano solo ferite nell’anima
Mia madre cadeva in ginocchio e pregava
come se Gesù dovesse prendere il posto di papà
Piangeva e urlava a Dio di prendersi le sue pene o la sua vita
Piangeva sempre
Quando la mamma disse che stava andando via
tutto ciò che papà rispose fu “Ciao, Felicia”
Non gli importava che lei stesse andando via
Dopo tutto era solo un perfetto nessuno
che nessuno era triste di veder partire
Ma poi mia madre non è poi mai partita
e questo per i suoi figli
Mia madre non ha sposato un uomo
ha sposato la violenza
Girata e rigirata come una trottola
Era al suo servizio tutto il giorno
e comunque la notte le squarciava la cervice
L’amore era andato e lei aveva perso la fiducia
e la capacità di parlare, a forza di nascondere
le prove delle due azioni, eppure lui non si pentiva
Il suo corpo era una mappa
Ogni linea un sentiero, una strada di classe
una via verso una città
Ogni città, un ricordo d’amore e dolore
Il suo amore era un rapper e lei era tutto il suo pubblico
I segni dei suoi pugni erano sofferenze d’amore nascoste
Il corpo, l’ego, l’amore,
lo spirito e l’anima di lei
erano un mucchio di cicatrici incasinate
Non voglio mai sposarmi
A volte mi chiedevo perché rimanesse.
Ma se solo il dolore non facesse male
se si potesse tornare indietro nel tempo senza rimpianti
L’uomo di cui si era innamorata era cambiato
era diventato uno squilibrato
Ha lasciato che lui avesse il coltello
dalla parte del manico e che stabilisse
ogni quanto le fosse permesso di non poterne più di lui
Tutto questo mi cambiò
Mi girava nella testa di giorno, di notte
e proprio non trovavo pace
La mia famiglia veniva presa in giro
la gente spettegolava perché il matrimonio dei miei
era diventato un incontro di boxe
Lei aveva perso il suo gusto per la moda
il suo stile erano maniche lunghe
occhiali scuri e trucco pesante
Notti lunghe di chiacchiere piene di risate
erano ora un disastro
Ma mia madre non si è mai arresa
Mio padre era un cocainomane
e quando lei si lamentava
lui la prendeva a schiaffi e urlava
“Me ne sbatto di quello che pensi!”
Quindi un’altra guancia bluastra e un labbro rotto
perché lei aveva cercato di distoglierlo dall’ennesima sniffata
Fu troppo tardi quando realizzò
che i suoi cieli blu erano diventati grigi
e i suoi ricordi erano svaniti
Mia madre era incinta
eppure mio padre la forzava a fare sesso con lui
Stavano facendo a botte
quando lei cadde dal settimo gradino
E con la vista appannata, è rotolata giù
giù, giù e ancora più giù fino a che la sua vita non si è spenta
Era morta
Che gran dolore fu pensare
che era l’ultima volta che vedevo mia madre
E tutti continuavano a dire “va tutto bene”, “lui cambierà”
“le cose andranno meglio”
Mia madre è ora due metri sottoterra
e io non so cosa sente
Non può neanche sapere quanto mi manca
né vedere come sto crescendo male
e non c’è nessuno che mi dica “Ama, andrà tutto bene”
Sono stata stuprata più volte
Sono diventata una dannata
Mio fratello ora è un tossicodipendente
e io una ninfomane
perché non c’è nessuno con cui parlare
e nessuna madre da cui andare
Mio padre, mio padre è in prigione per droga
Se solo potesse capire la bellezza della resilienza
Se solo potesse capire la bellezza della resilienza
non soffrirebbe le conseguenze di questo seguito grottesco
‘Mi dispiace’ ora è soltanto una parola
Fidatevi, c’è stato un tempo prima delle guerre
un tempo prima delle cicatrici
un tempo in cui per lei lui non era che dolce e adorabile
un tempo in cui non si era accorta
del difetto della sua stella candente
C’è stato un tempo in cui lei era il suo mondo, la sua casa
Quando le promesse dovevano arare l’amore tra di voi
perché hai consentito a te stessa di essere così acerba?
Non voglio mai sposarmi… con un uomo come mio padre
Innamorarsi di un violento
è come vivere in un sacchetto di plastica
Ti sembra di avere abbastanza aria per respirare
ma sai per certo che morirai
Allora prenditi un momento e ricordati
che non c’è fretta per il matrimonio
Prenditi tempo per trovare te stessa
e migliorarti
Le relazioni e i matrimoni di successo
non prosperano di solo amore, ma di vera amicizia
Non voglio mai sposarmi con un uomo come mio padre.
– Questo lavoro mi è stato ispirato dai fatti accaduti nella famiglia di una cara amica.
Di Maame Afia Konadu Sarpong
Traduzione di Serena Piccoli
L’amore
C’era una volta l’amore
Un sentimento divenuto così raro che ogni cuore lo chiama con tutto se stesso
C’era una volta l’amore
E finalmente un giorno l’amore è venuto a lei
Amore benedetto amore delirio amore commovente
In nome di questo amore il suo cuore è rimasto sordo
Sordo quando le si diceva che il suo era pesante, pesante per troppi sentimenti cattivi
Rispondeva, io lo amo, non c’è amore senza dolore
E durante questi giorni feroci
In queste notti pungenti in un sanguinoso silenzio
Ha sopportato la sua violenza
In amore ci si mette in coppia per costruire e vivere insieme
Lui preferisce distruggerla e ridere quando lei trema
All’inizio era splendente e gioviale
Colpo dopo colpo è sfiorita e divenuta pallida
Le sue illusioni sul loro idillio sono scomparse
Ormai nella sua vita accumula bile
I suoi occhi sono un torrente inesauribile
La sua vita un castello di sabbia
Le sue promesse delle favole
In amore ci si mette in coppia per rendersi felici
Ma lui preferisce coprirla di lividi
Un atto disumano non è quando un cane fa del male ad un altro cane
È sicuramente un linguaggio che ogni cuore capirà
L’amore non è mai stato compagno della violenza
Se vivi questo calvario
Sappi che hai il diritto di dire sì
Sì a un cambiamento radicale
Sì all’amore…
Di Line Zokro
Traduzione di Luciana Pepino
Fonte Rivista L’Altrove