Franco Leggeri Fotoreportage-Chiesa Cattedrale Diocesi di Porto e S.Rufina-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Franco Leggeri Fotoreportage-Chiesa Cattedrale Diocesi di Porto e S.Rufina-
STORIA del cinquantenario della Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a la Storta.
-Nel 1957 – CINQUANTA ANNI FA…-
2007-il 27 ottobre,Il servo di Dio Papa Pio XII,
Visitava la Chiesa Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a la Storta.
La Diocesi Suburbicaria di Porto – Santa Rufina, per desiderio e volontà del suo Pastore, il Vescovo Mons. Gino Reali, si appresta a ricordare il 50° anniversario della visita di Papa Pio XII alla Chiesa Cattedrale Diocesi di Porto e S.Rufina, avvenuta il 27 ottobre 1957.
La visita del Pontefice fu un avvenimento – eccezionale per quel tempo – che merita di essere ricordato in modo particolare.
Il Vescovo invitando l’intera Diocesi a celebrare il 50° sottolinea l’importanza del ricordo di quell’ evento come
- Occasione per rendere grazie al Signore per aver donato alla Chiesa il “Pastor Angelicus”, il Papa della modernità e del grande Magistero.
- Occasione per noi che ci obbliga ad uno speciale ricordo e senso di gratitudine verso un Papa che, attraverso il ministero dell’allora Vescovo, Sua Em.za il Cardinale Eugenio Tisserant, ha dimostrato verso la nostra Diocesi paterna condiscendenza e bontà.
- E’ ancora occasione per ricordare e riconoscere la figura del grande Pontefice Pio XII di cui Sua Em.za il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha detto: “Oggi, liberi da pregiudizi, si può riconoscere la grandezza e la completezza della figura di Papa Pacelli, la sua umanità e rivalutare il suo magistero”.
Le celebrazioni in programma dal 23 al 28 ottobre prevedono:
-Il 23 alle ore 20.30 : Conferenza: Tavola rotonda – ( partecipano: Padre Federico Lombardi, Tornielli Andrea, Di Giacomo Filippo )
-Il 26 alle ore 20.30 : concerto polifonico in Cattedrale: “Te Deum dentro la storia della Cattedrale”, diretto d’Alvaro Vatri.
-Il 27 alle ore 20.30 : proiezione del filmato documentario: “Pio XII il Principio di Dio” di Luigi Bizzarri, presentato dello stesso autore.
-Inoltre, Domenica 28 una Solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta del Vescovo Mons. Gino Reali.
La visita di Papa Pio XII alla Chiesa Cattedrale di Porto – S. Rufina nel lontano 1957 venne quasi a conclusione del lungo e travagliato percorso compiuto nel dare alla Diocesi, dopo secoli, e finalmente nel suo territorio, la propria Chiesa cattedrale.
E’ bene qui ricordare le varie tappe e fasi succedutesi nella progettazione e costruzione della Cattedrale dall’inizio nel 1923 fino alla sua consacrazione nel 1950, cui seguì la visita del Papa nel 1957.
UN PO’ DI STORIA
1 – La cattedrale “ prima della Cattedrale “ (1926-1946)
a cura di Alvaro VATRI
La Cattedrale de La Storta ha le sue “radici” nel 1923, quando fu costituito il Comitato per la costruzione di un Santuario nel luogo dove S. Ignazio di Loyola aveva avuto, nel novembre 1537, la visione cosi importante per la nascita dell’Ordine dei Gesuiti e per il suo stesso nome: Compagnia di Gesù. Precedentemente c’erano stati dei tentativi di realizzare un tale progetto: “si penso dapprima ad un ampliamento della cappella attuale, e se ne fece il disegno col suo preventivo esistenti nell’Archivio della Compagnia di Gesù. Pero le strettezze del luogo non avrebbero permesso un ingrandimento sufficiente ai bisogni, e per questa ed altre ragioni il progetto fu abbandonato”. Necessità dunque di dare decoro al luogo tanto importante per il “gran Patriarca”, ma anche necessità di venire incontro ai bisogni religiosi della popolazione della Parrocchia di Isola Farnese di cui “il Santuario è il vero centro naturale. Lo stato di abbandono della popolazione, nei riguardi religiosi e sociali, ci costringe a dire che l’erezione di questo nuovo tempio è une vera necessità morale per soddisfare convenientemente ai grandi e urgenti bisogni degli abitanti”. Ecco dunque anche l’interessamento del “Sommo Pontefice Pio X che negli ultimi anni prima della guerra (la I Guerra Mondiale, n.d.r.) convocò i cappellani dell’Agro Romano per conoscerne lo stato ed i bisogni religiosi. In tale occasione gli furono esposte anche le condizioni della Storta ed il Santo Padre, informato dei bisogni urgenti di quella popolazione, promise di farvi costruire una bella chiesa, con la casa per il cappellano, stanziando a tale scopo la somma richiesta. Da parte dei proprietari fu gia allora offerto il terreno necessario per la nuova fabbrica. L’immane catastrofe della guerra e la morte del Papa fecero naufragare anche questo progetto”.
Il progetto del 1923
Nel mese di luglio del 1923 il Cardinale Antonio Vico, Vescovo di Porto e Santa Rufina, decise che si doveva mettere mano alla costruzione di una nuova chiesa a La Storta. Diede quindi incarico al Vicario Generale Monsignor Carlo Grosso di invitare gli interessati per dare concretezza al progetto. Tutti i proprietari dei territori attigui a quello de La Storta dettero il loro appoggio. “Cosi fu costituito nell’adunanza del 18 luglio 1923 il nuovo Comitato, di cui Sua Eminenza il Cardinale Vico assunse la presidenza onoraria.
Trattandosi di un antico santuario di S. Ignazio di Loyola, si volle chiamare un suo figlio alla carica di presidente effettivo e quindi a questa fu eletto il P. Leopoldo Fonck S. J., Professore del Pontificio Istituto Biblico. Gli altri componenti il Comitato sono: Mgr. Carlo Grosso, Vicario Generale; Sac. D. Francesco Guglielmi, Arciprete Parroco dell’Isola Farnese, Segretario; Sac. D. Antonio D’Antoni; Comm. Ing. Carlo Grazioli; Cav. Stanislao Grazioli; Comm. Ing. Francesco Ceribelli; Avv. Cav. Luigi Filippo Re, Cameriere d’onore di Cappa e Spada di Sua Santità, Amministratore dell’Ecc.ma Casa Salviati”.
Dopo averne informato il Papa Pio XI, che accolse la notizia con grande soddisfazione, il Comitato passò alla fase operativa. Per il progetto fu interpellato l’architetto romano Giuseppe Astori che offrì la sua collaborazione come “personale e gratuito contributo alla iniziativa del Comitato”.
Nel novembre di quello stesso anno fu effettuato un sopralluogo per decidere il luogo dove erigere la chiesa e l’esame dei materiali per la sua costruzione. Quanti ai materiali gli esperti giudicarono di ottima qualità il tufo della grande cava appartenente all’Arcipretura dell’ Isola Farnese che pertanto fu offerto gratuitamente dal Parroco. La pozzolana dell’Arcipretura fu invece giudicata meno buona e quindi poco adatta ad una grande costruzione. Ma a tale necessità venne incontro il Sig. Mattaini, proprietario di una cava di pozzolana nella Valle della Storta, che donò il materiale ritenuto di ottima qualità. Per il trasporto dei materiali e delle altre cose i padroni delle tenute attigue a La Storta assicurarono che avrebbero messo a disposizione, “in quanto lo permetterebbero le circostanze, i loro carri, birrocci e camions. Inoltre si può sperare che dai coloni dei grandi fondi vicini, nei mesi più liberi da lavori urgenti, si presterà un opportuno aiuto per la mano d’opera richiesta”.
Quanto al luogo della erigenda chiesa, già precedentemente era stata individuata la collina attigua alla Cappella di S. Ignazio, tra la via Cassia e la ferrovia, che ha una superficie di circa 80.000 metri quadrati, di proprietà della duchessa Maria Salviati, come il luogo più adatto sia per motivi contingenti (la vicinanza, 15 metri in linea d’aria al luogo della Visione), sia in prospettiva in quanto punto di riferimento per il futuro quartiere che si sarebbe sviluppato inevitabilmente date le condizioni logistiche e urbanistiche (la via Cassia, la stazione ferroviaria, l’acquedotto dell’ Acqua Paola, la luce, il telefono e le poste) che la borgata presentava. La duchessa Maria Salviati donò circa 7000 metri quadri per la nuova chiesa e mise a disposizione del Comitato altri 7000 metri quadri a un prezzo di favore, per formare il piazzale davanti alla chiesa.
Il progetto dell’architetto Astori prevedeva una chiesa di 40 m. di lunghezza, 20 di larghezza e 18 di altezza. Egli stesso ne descrive lo stile: “La chiesa ha il tipo caratteristico del tardo Rinascimento italiano, quello che in Germania viene definito come “stilo gesuitico” (Jesuitenstil). Presenta perciò una sola navata con cappelle laterali, abside al fondo e copertura a volta… le esigenze della località hanno indotto ad aggiungere davanti all’ingresso un portico, perché l’entrata venga meglio difesa dalle intemperie… Nell’interno lasciano in evidenza grandi superficie piane, giacché intento dei promotori è di profittare nel modo più largo degli insegnamenti che la decorazione pittorica può fornire al pubblico semplice delle campagne”.Il Comitato prevedeva la dotazione anche di opere annesse: la casa del parroco con un bel giardino, alcune sale “per i circoli cattolici, un ricreatorio per i giovani, una grande sala per le conferenze popolari, un piccolo ufficio d’informazione per la gente di campagna, una sala per la biblioteca circolante… e inoltre alcuni locali da mettere, di comune accordo, a disposizione dell’Amministrazione comunale e del Comitato per le scuole dei contadini”. Conclude P. Fonck : “Ecco dunque ciò che vuol essere il Santuario di S. Ignazio alla Storta. Vuol soddisfare ad un duplice santo dovere. A gloria di Dio che accordò al Santo un così insigne favore nella povera cappella della Storta vuol degnamente onorare la memoria del gran Patriarca in un luogo che gli è rimasto sempre tanto caro e che si trova al presente in uno stato di triste abbandono. Nello spirito di Ignazio, e coi mezzi da lui suggeriti, e sotto il suo potente patrocinio celeste, vuol essere un centro benefico di attività rigeneratrice per il bene spirituale ed in un tempo pure per il progresso materiale di tutta la popolazione, della parrocchia, della diocesi, e di tutto l’Agro Romano”.Tre anni dopo la costituzione del Comitato, il 31 luglio 1926, fu posata la prima pietra della nuova chiesa, della quale nel frattempo era cambiato il progetto. La nuova costruzione fu progettata dall’Architetto Comm. Filippo Sneider. “L’architetto Sneider ha lavorato molto per il Vaticano al momento della Conciliazione. Contemporaneamente ai lavori a La Storta ha costruito sulla via Appia la Chiesa di Ognissanti, per don Orione, e c’è una grande somiglianza tra le due chiese, anche se quella è a croce latina, mentre la Cattedrale è a croce greca. Ma soprattutto c’è un elemento “stilistico” assolutamente identico: le finestre, che sono tre, inserite in un arco grande”.Ma poco dopo difficoltà di vario genere e mancanza di fondi dispersero il Comitato e costrinsero ad interrompere i lavori lasciando la costruzione allo stato di rudere, e in tale stato la trovò, nel 1946, il Cardinale Eugenio Tisserant divenuto vescovo della Diocesi[1].
2 – La nuova Cattedrale (1946-1957) – La visita di Papa Pio XII
a cura di don Adriano FURGONI
Ora è lo steso Cardinale Eugenio Tisserant che a più riprese racconta nelle sue lettere pastorali alla Diocesi (sono in tutto 20 lettere scritte dal 1946 al 1966) l’origine e la costruzione della nuova chiesa Cattedrale di Porto-S. Rufina dedicata ai SS. Cuori di Gesù e Maria.
Da S. Ippolito nell’Isola Sacra a La Storta sulla Via Cassia – Francigena
Nella quarta lettera pastorale del 22 agosto 1947 cosi scrive:
“Mancanza di una chiesa cattedrale.
Non è tutto : nella Diocesi di Porto e Santa Rufina non vi è soltanto insufficienza o scarsezza di chiese parrocchiali: essa difetta pure di quella Chiesa che dovrebbe essere il centro della vita diocesana: voglio dire la Cattedrale.
La Cattedrale nostra che era dedicata a S. Ippolito nell’Isola Sacra, fu distrutta, a quanto pare, nella prima metà del secolo XI e non fu mai ricostruita. In quel tempo la vita si ritirava dal litorale, troppo spesso disturbato dalle scorrerie di corsari mussulmani , venuti dai porti barbareschi, mentre la malaria rendeva una larga zona inabitabile, cosicché il nome di Porto si trasferì nel Medio Evo a Castelnuovo di Porto, vicino al Tevere, ben lungi dal porto di Traiano, che era il luogo suo originale, ed all’altra estremità della Diocesi Suburbicaria, che era stata formata con la riunione della Diocesi di Porto con quella di Santa Rufina – Selva Candida.
Ora mentre sarebbe poco ragionevole tentare la costruzione della Cattedrale in un luogo così eccentrico com’è l’Isola Sacra soggetto ad alluvioni e dove il getto delle fondamenta sarebbe oltremodo costoso, la Provvidenza sembra averci preparato la possibilità di avere una Cattedrale nel centro geometrico della Diocesi con spese relativamente limitate, qualora vogliamo terminare la Chiesa cominciata nel 1926 in località detta “La Storta”, al Km. 17 sulla via Cassia. Tale Chiesa, la cui ubicazione fu scelta in relazione con un episodio della vita di S. Ignazio di Loyola, che ebbe colà una importante visione, si trova in un luogo bene elevato, a 170 m. sul livello del mare e in una posizione tale che si può scorgere da quasi tutti i punti della Diocesi. Il Tempio della Storta è stato lasciato in abbandono per più di 20 anni ma i muri sono in ottimo stato di conservazione ed i lavori recentemente eseguiti per rettificare il tracciato della via Cassia sono stati fatti in modo tale che la Chiesa vi ha guadagnato in grandiosità, perché resa accessibile a mezzo di un maestoso scalone. La Chiesa ed il terreno sul quale essa è fabbricata, sono proprietà della Diocesi. Mentre dunque mi sforzerò di ottenere aiuti anche fuori della Diocesi, vi domando di incoraggiarmi nel compito che son disposto ad assumermi, di dotare cioè la Diocesi di Porto e Santa Rufina della degna Cattedrale”
Con il patrocinio di Maria Pellegrina (Peregrinatio Mariae – 1950)
La nuova Cattedrale sulla via dei pellegrini
E’ ancora il Cardinale Tisserant che, nella sua settima lettera Pastorale del 1950 manifesta alla diocesi il suo canto di lode e di ringraziamento al Signore per il dono della nuova Cattedrale spiegando il doppio titolo della sua dedicazione:
“Il programma della nostra Peregrinatio Mariae è stato combinato in modo che si termini nel giorno dell’Annunziata. Principiata l’8 dicembre, quando la Chiesa commemora la creazione dell’anima purissima di Maria, preservata nella sua Concezione dalla macchia del peccato originale, la visita della Madonna alle parrocchie e cappelle della Diocesi si concluderà nel giorno in cui si celebra la venuta nel suo seno del Figlio di Dio. Quel giorno, a Dio piacendo, avrà luogo la consacrazione della chiesa della Storta, completata per diventare la Cattedrale della diocesi suburbicaria di Porto e Santa Rufina, e, alla sera, Maria vi farà il suo ingresso solenne, affinché il suo simulacro vi dimori esposto alla venerazione di tutti.
Vi rammento brevemente la storia della nostra futura Cattedrale. Quando i pellegrini di Roma, che procedevano dal Nord attraverso il Viterbese arrivavano a quel tratto della Via Cassia, che per la sua sagoma diede alla località il nome di “Storta”,usavano salire sul monticello che dominava la strada ad occidente. Di là scorgevano a sinistra di Monte Mario la pianura di Roma e dal 1588 in poi, a destra dello stesso monte, la parte superiore della cupola di San Pietro. Potete immaginare la gioia di coloro che dopo giorni e giorni di penoso viaggio,
in carri, a cavallo o a piedi, vedevano finalmente a poche miglia la mèta della foro fatiche. Un canto di ringraziamento,un tripudio di lodi prorompeva dai loro petti: Te Deum, Benedictus, Magnificat, e ringraziavano con una preghiera ardente il Signore e la Sua Beata Madre, che li avevano protetti in mezzo a tanti pericoli su strade non sempre sicure, e conservati in salute. Una cappella era stata eretta sul cucuzzolo della collinetta, che non servendo per il ministero abituale dei pochissimi abitanti della zona era divenuto presto fatiscente.Verso la fine di novembre 1537 alla Storta passava s. Ignazio di Loyola, che procedeva verso Roma accompagnato da Pietro Fabro e da Giacomo Lainez; passava alla Storta e vi riceveva da Dio promesse per l’avvenire della sua Società.
La memoria della visione di S. Ignazio è rimasta fissata nella cappella che sorge sull’orlo della Via Cassia, ma tale cappellina sembrò insufficiente ad un Gesuita tedesco, il compianto P. Leopoldo Fonck, che, professore a Roma, amava far frequenti camminate attraverso l’Agro Romano e volentieri si raccoglieva alla Storta nel ricordo del suo beato Padre. Egli era devotissimo del Sacro Cuore e della Suora Visitandina che ricevette nel 1673 il Suo messaggio, S. Margherita Maria Alacoque, la cui canonizzazione era vicina quando il Padre tornò a Roma alla fine della prima guerra mondiale. P. Fonck sogno allora di fabbricare alla Storta, pensando anche alla cura pastorale dei contadini dell’Agro Romano, la prima chiesa che sarebbe stata dedicata alla Santa prediletta del S. Cuore di Gesù dopo la sua canonizzazione e cominciò a raccogliere fondi. Ma il suo piano era troppo grandioso e nel 1926 dovette abbandonare la costruzione senza poterla terminare, morendo poi nel 1930, fuori Roma.
Oggi, parecchie chiese sono state dedicate nel mondo a S. Margherita Maria e lo scopo che si era prefisso P. Fonck è caduto da sé. Siccome poi le somme spese dal 1946 a tutto’oggi superano assai quelle raccolte dal P. Fonck, ho deciso di dedicare la nostra nuova cattedrale al Redentore ed alla Sua amata Madre, sotto il doppio titolo che manifesta tanto bene il loro amore per l’umanità, dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. La nostra Madonna Pellegrina vi ha mostrato durante le ultime settimane le ricchezze del suo Cuore, tanto graziosamente additato dal Bambinello sorretto dal suo braccio sinistro: per il simulacro di Maria disporremo perciò un degno trono e vi ringrazio fin d’ora di quanto avete offerto per la decorazione della cappellina in cui sarà eretto”.
Le fatiche sopportate per la costruzione del nuovo Tempio
Dopo dieci anni di episcopato, nella 13 lettera pastorale del 15 aprile del 1956, il Cardinale Tisserant apre ancora il suo cuore di padre e pastore per raccontare alla sua chiesa diocesana le cure prestate nella costruzione della nuova Cattedrale, del campanile e del complesso sant’Eugenio:
“Quando, ancora prima di optare in Concistoro,mi ero informato sulla situazione della Diocesi, mi ero posto subito il quesito: come intensificare la vita religiosa, senza una Cattedrale ed un centro diocesano? Il titolo di cattedrale era attribuito allora alla cappella dell’antica residenza dei Vescovi, vicina al Porto di Traiano; ma quella cappella era di cosi modeste dimensioni che non si prestava, né alla maestà delle cerimonie pontificali, né alla convocazione di adunanze numerose. Per di più, la stessa residenza aveva cessato di essere proprietà diocesana, da quanto il mio predecessore, il Cardinal Baggiani, l’aveva ceduta all’Istituto dei Figli di S; Maria Immacolata.
Ora accade che, proprio nei primi mesi del 1946 ricevetti l’invito di recarmi l’anno seguente negli Stati Uniti d’America in occasione del secondo centenario della fondazione di una Università, con la quale avevo avuto relazioni come addetto al governo della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il Santo Padre mi autorizzò ad assentarmi anche per un lungo periodo e cominciai a sognare che quell’invito poteva fornirmi l’occasione di risorse, con cui attuare la costruzione di una cattedrale. C’era a La Storta il rudere di una grande chiesa cominciata nel
1926 ed abbandonata da venti anni. La Storta si trovava al centro geometrico della Diocesi, almeno come questa si presentava prima dello smembramento delle due parrocchie di Grotta Rossa e Prima Porta. L’ubicazione del santuario sulla sommità di un cucuzzolo isolato e alto, conveniva ad una chiesa, destinata a diventare il centro spirituale di una vasta zona, dominata fino ai suoi primi margini dall’altura in questione.
Perciò quando, pochi giorni dopo la mia presa di possesso, fui autorizzato dal Santo Padre a cedere al Governo italiano una striscia di terreno, che doveva servire a rettificare il tracciato della Via Cassia, potei porre come condizione che il muro di sostegno avesse carattere monumentale, cosi come la scala di accesso alla futura cattedrale. Non ho domandato alla Diocesi nessun contributo per la costruzione della Cattedrale, consacrata il 25 marzo 1950, né per quella del campanile, terminato soltanto nel 1955, non per mancanza di fiducia nel vostro senso di collaborazione, ma perché sapevo che in molte parrocchie, se non in tutte, sarebbe stato necessario mettere in programma costruzioni di chiese o cappelle, rese indispensabili dal continuo aumento della popolazione dal 1900 a questa parte, e volevo lasciare integre le possibilità di concorsi finanziari locali.
Alcune circostanze provvidenziali mi hanno permesso di raccogliere i fondi per edificare la cattedrale, il suo campanile e la prima parte del Collegio Seminario, sviluppato poi, dall’Opera del Cenacolo nell’Istituto S. Eugenio; ho potuto, anche per altre costruzioni, interessare benefattori estranei alla Diocesi, la cui generosità merita la nostra viva riconoscenza”.
Il grande evento della visita di Papa Pio XII alla Cattedrale
Proprio 50 anni fa, il 27 ottobre del 1957 il Papa Pio XII compie il suo viaggio più lungo fuori delle mura Vaticane e da Castel Gondolfo.Ma lasciamo che sia ancora il Cardinale Tisserant nella sua 15 lettera pastorale del 1958 a raccontarci la straordinarietà e il significato di quella visita: “Si compiono in questi giorni dodici anni, da quando ho preso la responsabilità del governo della Diocesi di Porto e S. Rufina. In questo ultimo anno, oltre la solenne celebrazione del Sinodo diocesano, molto altro lavoro è stato compiuto. Sono fatti ed opere importanti, ma c’è stato quest’anno un avvenimento, che merita di essere ricordato in modo particolare, ed è la venuta del Sommo Pontefice a S. Maria di Galeria, per l’inaugurazione del nuovo centro radiofonico della Santa Sede, con la Sua visita alla Cattedrale della Diocesi di Porto e S. Rufina. Non potremo mai essere abbastanza riconoscenti a Pio XII, per quell’atto di sovrana condiscendenza. La bontà del papa per la Diocesi, manifestatasi già tante volte ed in tanti modi, ci obbliga ad uno speciale senso di gratitudine e spero che la vostra riconoscenza si manifesterà con una maggiore, affettuosa deferenza per l’augusta persona di Sua Santità ed una più perfetta ubbidienza a tutte le direttive, date dal Papa stesso o dalle autorità della Curia Romana, che sono interpreti del Suo volere. Soprattu pregherete per il Santo Padre, perché Iddio lo conservi in buona salute e Lo protegga contro tutti i pericoli, per il maggior bene della nostra Santa Chiesa.Affinché i nostri posteri rimangano edotti dal favore, che ricevemmo il 27 ottobre 1957, una lapide sarà inaugurata fra poco nella Cattedrale de La Storta, con un’iscrizione latina, che vi diamo qui in traduzione.“In questo tempio Cattedrale della diocesi di Porto e S. Rufina, cominciato nel 1926 dal P. Fonck S.J. e nel 1950 condotto a termine e consacrato dal Card. Eugenio Tisserant, Decano del S. Collegio e Vescovo della stessa diocesi, il 27 ottobre 1957 sosto molto volentieri il Sommo Pontefice Pio XII, diretto alla non lontana Galeria; il Quale volle cosi, con la Sua stessa augusta presenza, testimoniare all’Eminentissimo Cardinale, quanta compiacenza e quale benevolenza nutrisse verso di lui, sia per la costruzione del sacro tempio, si, e molto più per l’ammirabile zelo spiegato nel governo dei suoi fedeli.
Dall’ Osservatore Romano
L’ Osservatore Romano del 28-29 ottobre 1957 titolava in prima pagina, corredata da grandi foto dell’evento: Il Sommo Pontefice benedice ed inaugura con un suo messaggio al mondo il nuovo Centro della Radio Vaticana in Santa Maria di Galeria.
Fu proprio nel viaggio da Catelgandolfo a Santa Maria di Galeria, il viaggio più lungo fatto dal Pontefice, che il Papa, transitando per la via Cassia, si fermò a la Storta e visitò la Cattedrale ancora non del tutto ultimata.
Nella seconda pagina del giornale, nella cronaca del viaggio papale leggiamo il racconto della Visita: “Sua Santità partiva da Castelgandolfo verso le ore 9.00 in forma strettamente privata…il Santo Padre è stato acclamato lungo il percorso, dalla popolazione di Castelgandolfo e da numerosi gruppi di fedeli che attendevano sull’Appia, l’Appia Pignatelli, Ponte Garibaldi, il Lungotevere fino a Piazza della Rovere ,il Ponte Duca d’Aosta, Piazza Pasquale Paoli, il Lungotevere fino all’altezza di Valle Giulia, Ponte Flaminio, la Via Cassia Nuova e la Cassia Vecchia e la Braccianese. Particolarmente entusiastico il saluto dei malati di Villa San Pietro all’ingresso della clinica dei Fatebenefratelli. A la Storta, che fa parte della Diocesi Suburbicaria di Porto e Santa Rufina, Sua Santità è giunto alle ore 9.50 ed ha compiuto una breve sosta, salutato da una folla plaudente. Sulla porta della Cattedrale, consacrata il 25 marzo 1950, e dedicata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, attendeva l’Emm.mo Cardinale Decano del Sacro Collegio, Eugenio Tisserant, Vescovo di Porto e Santa Rufina. Erano con l’Emm.mo Cardinale il suo Vescovo Ausiliare, S. E. Mons. Pietro Villa e il Capitolo Cattedrale. Presente all’ingresso, S. E. Rev.ma Mons. Angelo Dell’Acqua., Sostituto della Segretaria di Stato. Il Cardinale porgeva l’acqua benedetta al Sommo Pontefice che, segnatosi, aspergeva la folla ed entrava nella Cattedrale,tra le filiali acclamazioni del popolo, recandosi ad adorare i Santissimo. Sua Emm.za Rev.ma il Cardinale Tisserant, illustrava quindi succintamente il tempio all’Augusto Pontefice, il Quale si soffermava pure esprimendo il Suo paterno compiacimento, dinanzi alle artistiche stazioni della Via Crucis,eseguite dal nipote del cardinale Prof. Albert Serrure, il quale ha riprodotto fedelmente il paesaggio e le varie località dei Luoghi Santi. Uscito dalla Cattedrale il Supremo Pastore, mentre le Associazioni di Azione Cattolica e la popolazione Gli rinnovano con entusiastica manifestazione l’attestato del loro filiale devotissimo affetto, dopo avere percorso in vettura parte del perimetro esterno della chiesa, proseguiva per Santa Maria di Galeria , ove giungeva alle ore 10.20”.
Una memorabile “ottobrata” romana :Racconto di un testimone
Tra i testimoni di quella Visita il Parroco di allora, Mons. Garlo Bessonnet che, nonostante la
sua veneranda età – quest’anno ha celebrato il 60° anniversario di ordinazione sacerdotale –
ricorda benissimo, in tutti i particolari, la visita del papa alla Cattedrale. Gli abbiamo chiesto di
raccontarla. La racconta come una “ Memorabile ottobrata romana”.
“Tante sono le chiese e i luoghi visitati dagli ultimi papi a partire da Giovanni XXIII che difficilmente si possono contare. Prima di papa Roncalli non era così; per quasi un secolo, dal 1870 fino agli anni 1960, i Sommi Pontefici sono stati molto sedentari.
In fondo alla nostra chiesa cattedrale, a destra del portone centrale, una lapide , scritta in latino, riporta l’evento.
L’avvenimento aveva allora un carattere singolare, eccezionale.
L’anno 1957 fu molto importante per la nostra Cattedrale.
Nei primi giorni di agosto, in coincidenza con il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Cardinale Vescovo Eugenio Tisserant, vi si tenne il Sinodo diocesano: per tre giorni consecutivi tutto il clero è stato impegnato in un lavoro intenso di celebrazioni, discussioni, votazioni, ecc. portato avanti con slancio malgrado il gran caldo.
Nel cuore dell’estate giunse la notizia che il Santo Padre Pio XII, nel recarsi dalla sua residenza estiva di Castel Gandolfo a Santa Maria di Galeria per inaugurare il nuovo Centro trasmittente della Radio Vaticana, avrebbe fatto una sosta alla Storta.
Siccome allora, come l’abbiamo detto sopra, i Papi uscivano poco l’annuncio suscitò molto entusiasmo: La Storta sarebbe stata una tappa del più lungo viaggio effettuato da Papa Pacelli durante i quasi venti anni del suo pontificato! Fu deciso di addobbare sfarzosamente con tappeti e drappeggi la cappella del SS.mo Sacramento davanti al quale il Papa doveva fermarsi in adorazione. Le forze di sicurezza vennero per un sopralluogo minuzioso. Lo spazio destinato ai fedeli fu limitato al transetto destro della chiesa; molti parrocchiani della Storta dovettero accontentarsi di stare lungo la Via Cassia per vedere passare il Papa in macchina.
La domenica 27 ottobre fu una splendida giornata di sole. Nel cuore della mattinata, al suono delle campane inaugurate da poco, la macchina targata “SCV 1” si fermò davanti al portone centrale. Ossequiato dal Cardinale Eugenio Tisserant e accompagnato da Mons. Angelo Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato, Sua Santità Pio XII fece il suo ingresso dirigendosi poi a sinistra verso l’altare del SS.mo. Tutti si inginocchiarono; dall’altare maggiore sul quale era stato aperto il messale, in qualità di parroco io ebbi l’onore di cantare in latino l’orazione “pro Papa”. Dopo un momento di adorazione in silenzio, il Santo Padre impartì la Benedizione Apostolica, poi si fermò ad ascoltare con compiacimento alcune spiegazioni che gli diede il Cardinale prima di presentargli il suo vescovo ausiliare Mons. Pietro Villa, il cancelliere vescovile Mons. Tito Mancini e i membri del Capitolo Cattedrale, intervenuti al completo.
La visita durò poco più di un quarto d’ora.
Nel vedere l’aspetto fisico del Papa, che stava nel suo ottantunesimo anno di età, nessuno poteva prevedere che meno di un anno dopo, il 9 ottobre 1958, doveva morire.
Abituati come siamo ora, a partire dalla seconda metà del 20° secolo, allo stile pastorale delle visite dei papi possiamo rimanere sorpresi dal carattere protocollare della sosta di Pio XII. Tale gesto era comunque un segno di alto riconoscimento per lo zelo e la generosità del Cardinale Decano del Sacro Collegio a favore della Diocesi Portuense e fu al contempo un valido incentivo ed incoraggiamento per i sacerdoti e gli operatori pastorali di allora. Il Papa fece dono alla Cattedrale di un bel calice.
Per molto tempo in Cattedrale nelle sante messe dell’ultima domenica di ottobre, suffragando la sua anima, si fece memoria del “Pastor Angelicus” Eugenio Pacelli nel ricordo del suo ultimo viaggio, una bella e indimenticabile ottobrata romana”.
[1] Tutte le citazioni da Leopoldo Fonck S.J “La Storta” Un antico santuario di S. Ignazio di Loyola alle porte di Roma. Roma, 1924.
FOTO GALLERY- Le Foto originali sono di Franco Leggeri
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