Verona-DEVENĪRE Mostra personale di Federico Gori -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Verona-DEVENĪRE Mostra personale di Federico Gori
Verona-Inaugura sabato 5 ottobre, presso il polo culturale Habitat Ottantatré a partire dalle ore 12.00 e per l’intera giornata, DEVENĪRE, mostra personale di Federico Gori, a cura di Annalisa Ferraro, con la direzione artistica di Zeno Massignan.
Più di duecento metri quadri di spazio espositivo per presentare la ricerca che Federico Gori dedica alla permanenza e all’impermanenza della natura, indagata nella sua resilienza, nella ritualità e nell’inderogabilità delle sue trasformazioni. La selezione di opere in mostra riassume e racconta gli ultimi 10 anni della produzione dell’artista toscano: l’eterogeneità dei materiali, dei linguaggi e delle tecniche artistiche al servizio di un’esplorazione profonda del mondo vegetale e animale, condotta non come documentarista ma come interprete, capace di catturare i processi vitali silenti della natura, sia del passato che del presente, e portarli in un unico, indefinito tempo d’oggi.
La narrazione di Gori, infatti, sfugge al tempo lineare e colloca l’intero percorso espositivo in uno spazio cronologico fluido, ciclico e privo di interruzioni permanenti. A rafforzare questo slittamento le scelte dei materiali e delle tecniche di lavorazione: primo tra tutti il rame, estremamente rappresentativo della sua ricerca e della sua produzione, che con il suo inarrestabile processo di ossidazione tiene sospese le opere e i loro soggetti in un perenne presente. L’evidenza di una materia viva che muta, reagendo allo scorrere del tempo e agli stimoli dell’ambiente circostante, incarna perfettamente il ciclo di vita e le evoluzioni del mondo naturale che ispirano il suo lavoro. Gori trova interesse e spunti non solo negli esseri viventi dell’epoca attuale ma anche nelle ere che ci hanno preceduto e nelle specie che le popolavano. In Estinti, installata nella prima sala di Casa Contemporanea,
la continua e lenta metamorfosi dei materiali gli consente di superare le barriere temporali e di riportare alla vita organismi ormai scomparsi, rendendoli nuovamente vivi e reattivi agli eventi che li circondano.
Non è però solo nel rame che Gori trova l’ispirazione per sperimentare: in mostra La somiglianza per contatto, in cui l’artista utilizza la terra di diatomee, un materiale organico di origine sedimentaria, che raccoglie in sé fossili di milioni di anni fa. I calchi, realizzati a partire da rami e tronchi d’albero, distribuiti nell’ambiente espositivo restituiscono la presenza, l’immagine, la spazialità e la suggestione di una foresta primordiale, evocando l’attivazione di un nuovo ciclo vitale e suggerendo un processo di metamorfosi in cui forma e sostanza cambiano per diventare qualcosa di nuovo, simile a ciò che c’era prima ma rinnovato nelle possibilità di esistenza.
Se è vero che spesso Gori cerca nelle fonti scientifiche materiale da cui trarre ispirazione, è altrettanto vero che il suo processo creativo conduce a un progressivo distacco tra le opere e ciò che in origine le ha generate, arrivando a una completa reinterpretazione in termini tecnici e concettuali. I suoi lavori sono sospesi tra la fedeltà ai fenomeni naturali e l’illusione di realtà generata dalla produzione artistica. Pur mantenendo un legame con il contesto d’origine, l’artista ricolloca ciascuno di loro in uno spazio fisico e temporale differente, infondendogli nuovi significati e rendendoli portatori di valori inediti.
Non solo il visibile, Gori esplora anche ciò che spesso invece resta impercettibile e che scorre silenziosamente sotto lo strato superficiale delle cose. In Underground l’artista svela la natura che imperturbabile vive e si trasforma sotto di noi, come una foresta a testa in giù che, speculare rispetto al nostro affannarci, alimenta un mondo che, seppur fragile, si evolve e resiste.
C’è l’uomo al di sopra di questa dimensione, come c’è l’uomo, volutamente impercettibile, in ogni opera di Gori: c’è nelle tracce che incessantemente cerca e raccoglie nella natura; c’è nel suo provare a comprendere i cicli vitali delle specie che abitano il suo stesso pianeta; c’è nei suoi tentativi di abbracciare ciò che lo circonda portando con sé i segni di quel gesto. Appare come un rituale il suo rapportarsi al mondo naturale, osservarlo, studiarlo, assistere al suo incessante divenire.
13.12 è la perfetta sintesi di questa paziente attesa, i cicli della natura che si impongono tra una vangata e un’altra, il tempo che separa un rituale da quello successivo, la speranza che la terra dia in cambio i suoi frutti. Ogni ora, settimana e stagione trascorsa ristabilisce l’equilibrio tra l’essere umano e l’ecosistema che lo ospita, rimettendo a fuoco la fragilità e la caducità del primo di fronte alla resilienza e all’eternità del secondo. 13.12 segna l’inizio e la fine di DEVENĪRE, l’opera maestra che guida il progetto espositivo: fragile ma ben piantata sulle sue radici, ogni zolla racconta la lentezza e la ripetitività di una pratica antica, in cui l’uomo, dopo aver assistito all’eterno rituale della natura, abbandona l’eterna lotta e aspetta che arrivi il tempo del raccolto.
Il nuovo format per i progetti espositivi di Habitat Ottantatré
Habitat Ottantatré lancia un nuovo format per i progetti espositivi: a partire da tematiche attuali e urgenti, emerse nella società d’oggi, presenta negli spazi di via Mantovana a Verona le ricerche e le opere di artisti contemporanei.
Pur avendo un fine principalmente di ricerca, Habitat non trascura due aspetti fondamentali: il supporto agli artisti invitati e la dimensione commerciale. Al termine di ogni mostra, quindi, Habitat acquisterà un’opera dell’artista presentato e la inserirà nella sua collezione nascente, da poter valorizzare anche in altre occasioni espositive e in altri contesti. Per Habitat è importante costruire un rapporto continuativo con gli artisti coinvolti e rendere il loro contributo parte integrante di una progettualità più ampia, che non nasce e finisce con l’organizzazione della mostra o con il passaggio di proprietà dell’opera. Per quanto riguarda invece la sfera commerciale, Habitat intende offrire alla città di Verona e al suo territorio l’opportunità di un nuovo collezionismo accessibile. Per perseguire quest’obiettivo, ad ogni artista sarà chiesto di ideare una serie numerata di opere da vendere durante e dopo l’esposizione, la cui produzione sarà sostenuta interamente da Habitat. Trattandosi di opere seriali, seppur in piccole tirature, la vendita a prezzi accessibili non inciderà sul coefficiente di vendita dell’artista, che potrà così progettare senza condizionamenti.
Infine, ogni evento espositivo sarà accompagnato dalla pubblicazione di un piccolo volume che, a partire da un saggio, a firma, ad esempio, di sociologi, filosofi, urbanisti, dedicato alla tematica centrale che ha dato vita alla mostra, racconterà il progetto curatoriale, il lavoro dell’artista e il suo percorso nello spazio espositivo, insieme agli obiettivi di Habitat Ottantatré.
Il primo ciclo di eventi sarà curato da Annalisa Ferraro. Anche in questo caso, infatti, si è cercato un rapporto continuativo, con una professionista che era già entrata a far parte in passato del mondo di Habitat Ottantatré e che oggi ritorna per supportare la costruzione e il consolidamento di questo nuovo format.
Info utili
A cura di Annalisa Ferraro Con la direzione artistica di Zeno Massignan
Habitat Ottantatrè – Casa Contemporanea via Mantovana 83/e 37137 Verona (VR)
Dal 5 ottobre al 9 novembre 2024
Opening 5 ottobre dalle 12.00, per l’intera giornata
Giorni di apertura dal 7 ottobre al 9 novembre 2024 mercoledì, giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 18.30 o su prenotazione a info@habitatottanatre.com
Per consultare il progetto di Habitat Ottantatré: https://habitatottantatre.com/
Per informazioni più complete sull’attività dell’artista Federico Gori: https://www.federicogori.org/
H83 di Zeno Massignan
+39 340 054384 zeno.massignan@habitatottantatre.com
via Mantovana 83/E 37137 Verona