ROMA MUNICIPIO XIII-CASALE DELLA BOTTACCIA FU IL PRIMO OSPEDALE DELLA CAMPAGNA ROMANA.
Breve Storia-Ricerca Bibliografica-(Parziale e non esaustiva) e foto originali a cura di Franco Leggeri-
Intorno alla metà del 1600 ,per la grande opera di Carità dell’abate Ottavio Sacco da Reggio Calabria (morto nel 1660) e per la benevolenza del Principe Camillo Pamphilj, che aveva acquistato nel 1641 la tenuta dal Card. Alessandro Peretti detto anche Cardinal Montalto, fu edificata la cappella annessa al Casale della Bottaccia . La Cappella fu dedicata a Sant’ Antonio Abate, che , da subito, diventa anche un “piccolo ospedale” per il primo soccorso degli ammalati. Si racconta che nei pressi della Cappella di Sant’Antonio era sempre pronto un carro, con cavalli attaccati, per raccogliere gli ammalati nella Campagna Romana .Gli ammalati o infortunati più gravi venivano inviati nell’Ospedale Santo Spirito di Roma.Una Cappella simile a quella del Casale della Bottaccia fu edificata , ancora esistente e visibile, a fianco del Casale Panphilj sito nel Borgo di Testa di Lepre di Sotto in via dell’Arrone.
Ricerca Bibliografica-(Parziale e non esaustiva)
( T. Ashby, The Roman Campagna in the Classical Times, Ernest Benn ed., London 1970; I. Belli Barsali e M. G. Branchetti, Ville della Campagna Romana, ed SISAR, Milano 1975). Nell’acquerello del Catasto Alessandrino del 1660 sono chiaramente visibili due corpi di fabbrica: il nucleo centrale che probabilmente era la torre di cui oggi rimane ancora l’ingresso e il primo piano, successiva sarebbe invece la piccola costruzione che si affianca a sinistra di questo, ben visibile nell’acquerello del Catasto Alessandrino; la chiesa si intravede sulla destra della facciata. Sulla sinistra della facciata, sempre nell’acquerello del catasto Alessandrino si vede quello che ,probabilmente, è un giardino segreto oggi scomparso. In seguito, in un periodo non identificato si realizza un altro. L’ultimo corpo ad essere costruito è quello che oggi costituisce l’ingresso al piano nobile della parte posteriore sempre sulla sinistra arrivando dalla strada; ciò è testimoniato da una prima analisi materiali utilizzati: tale fabbricato è realizzato in laterizi, mentre tutti gli altri, almeno per quanto riguarda la parte basamentale sono costituiti di pietra calcarea.
Nei primi del ‘700 fu realizzato, probabilmente nel corpo a sud con un grandi saloni ai piani superiori, un piccolo ospedale per il primo soccorso: l’Eschinardi infatti scrive: “. . omissis . . e parte del Principe Panfilj di rub. 281 con la seguente detta della Bottaccia di rub. 333 dove si trova sempre pronta una sua carrozza per condurre a Roma gl’ammalati della campagna.” ed anche il Metalli: “Il Principe Panfili vi istituì un piccolo ospedale ed un’ambulanza pel trasporto dei malati poveri a Roma.” . Tale notizia da quanto riportato sul sito del X Dipartimento sarebbe desunta anche dai registri parrocchiali di Castel di Guido: “ . . .omissis . , l’oste assumeva un ruolo delicato: nel contratto di affitto dei locali aveva anche l’obbligo di accogliere i malati e portarli al vicino ospedale. Il casale della Bottaccia fungeva non solo per la zona di Castel di Guido ma per tutto l’Agro Romano da ospedale. E due volte alla settimana i malati più gravi si trasferivano all’Ospedale di Roma.”; questo riferimento del XVIII secolo conferma anche l’utilizzo di parte del casale come osteria, ribadito anche nella “Rubrica delle tenute e dei casali della carta Cingolana”. Quest’ultima destinazione d’uso probabilmente rimane fino al secolo scorso poiché se ne trovano ancora le tracce nel casale, e L’ipotesi è sostenuta anche da Luigi Cherubini:”Le vecchie osterie della Campagna si danno da fare: per non restare tristemente abbandonate e inutilizzate, anche se hanno una storia, com’è successo alla “Bottaccia” di Castel di Guido e al Casale dei Francesi di Ciampino…per non morire” (Catasto Alessandrino 433bis/19 19 Ottobre 1661 “Sviluppo della strada che da Porta S. Pancrazio passa per Pisana e arriva a Maccarese” agrimensore Legendre Domenico; Isa Belli Barsali e M. G. Branchetti, “Ville della Campagna Romana”, ed. SISAR, Milano 1975, pag. 249-250-