Vladimir Vladimirovič Nabokov -Fuoco pallido-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Vladimir Vladimirovič Nabokov -Fuoco pallido-
Traduzione di Franca Pece, Anna Raffetto
A cura di Anna Raffetto-Editore Adelphi
SINOSSI-Il romanzo più perfetto di Vladimir Vladimirovič Nabokov «Fuoco pallido è una scatola magica, una gemma di Fabergé, un giocattolo a orologeria, un problema di scacchi, una macchina infernale, una trappola per i critici, un gioco del gatto col topo, un romanzo fai da te. È costituito da un poema di 999 versi divisi in quattro canti in distici eroici, con tanto di prefazione dell’editore, note, indice e correzioni redazionali. Quando le diverse parti vengono assemblate seguendo le indicazioni dell’artefice, e incastrate con l’aiuto di indizi e riferimenti incrociati che devono essere scovati come in una caccia al tesoro, si rivela un romanzo a più livelli, e questi “livelli” non sono i consueti “livelli di significato” della critica modernista, ma piani in uno spazio fittizio, come quelle stanze della memoria nella mnemotecnica medioevale dove parole, fatti e numeri venivano immagazzinati in varie camere e soffitte fino a che non se ne aveva bisogno, o come le case astrologiche in cui erano divisi i cieli».
Fuoco pallido
«Il romanzo più perfetto di Nabokov» (Brian Boyd).
Traduzione di Franca Pece, Anna Raffetto
A cura di Anna Raffetto
gli Adelphi, 695
IN COPERTINA
Meredith Frampton, Prova ed errore (1939). Tate Gallery, London.
estate of meredith frampton
2024 digital image, tate, london/scala, firenze
Vladimir Vladimirovič Nabokov (in russo Владимир Владимирович Набоков?; IPA: [vlɐˈdʲimʲɪr vlɐˈdʲimʲɪrəvʲɪtɕ nɐˈbokəf] ascoltaⓘ; San Pietroburgo, 22 aprile 1899[1] – Montreux, 2 luglio 1977) è stato uno scrittore, saggista, critico letterario, entomologo, drammaturgo e poeta russo naturalizzato statunitense.
Benché universalmente noto per il suo Lolita (1955), scritto in inglese e base per l’omonimo film del 1962 di Stanley Kubrick, Nabokov vanta anche una considerevole produzione in russo; la sua narrativa spazia su varie tematiche, quali la frammentazione sociale, l’ossessione del sesso e la distopia, mentre in ambito saggistico scrisse di entomologia e di scacchi, dei quali era teorico prima ancora che giocatore.
Figlio di Vladimir Dmitrievič Nabokov, noto politico che finì assassinato da Sergey Taboritsky durante un attentato contro Pavel Milyukov, ed Elena Ivanovna Rukavišnikova, nacque da una nobile famiglia russa a San Pietroburgo, dove trascorse l’infanzia e la giovinezza in una casa che ora ospita un museo dedicato allo scrittore. Poiché in famiglia si parlavano correntemente sia il russo sia l’inglese sia il francese, fin dalla sua più tenera età Nabokov fu in grado di comprendere e parlare queste lingue, come narra nella sua autobiografia Parla, ricordo. I Nabokov lasciarono la Russia dopo la rivoluzione del 1917 per recarsi in una tenuta di alcuni amici in Crimea, dove rimasero per un anno e mezzo. A seguito della disfatta dell’Armata Bianca in Crimea, abbandonarono definitivamente la Russia e si trasferirono in Occidente, in Gran Bretagna.
Nel 1922 completò gli studi di slavo e di lingue romanze al Trinity College dell’Università di Cambridge. Si trasferì quindi a Berlino, dove il padre venne assassinato il 28 di marzo, e poi a Parigi, acquistando una sempre maggiore notorietà nell’ambiente dei russi emigrati, grazie ai suoi primi scritti in russo, pubblicati sotto lo pseudonimo di Sirin. Nel 1925 sposò Vera Slonim, dalla quale ebbe nel 1934 un bambino di nome Dmitri. Nabokov era sinestesico, caratteristica di cui descrive i diversi aspetti in molte sue opere. Nella sua raccolta di interviste e saggi Strong Opinions (Intransigenze), egli nota che anche la moglie e il figlio erano sinesteti, poiché associavano colori particolari a determinate lettere.
Nel 1940 si trasferì negli Stati Uniti e nel 1945 prese la cittadinanza statunitense. Da quel momento egli scrisse in inglese e tradusse in questa lingua alcune delle sue opere precedenti. Insegnò letteratura russa per undici anni presso l’Università Cornell di Ithaca, dove tenne anche un corso di scrittura creativa (seguito nel 1959 da Thomas Pynchon) e negli ultimi anni visse in Svizzera, a Montreux, dove alternò la sua attività letteraria con quella delle appassionate ricerche di entomologo. Morì a Montreux in Svizzera nel 1977.
I romanzi di vita statunitense
posa come un pugile, fotografia di Giuseppe Pino per Mondadori (anni 1960), archivio Getty Images
Nel 1955 venne pubblicato con grande successo il romanzo Lolita che fece conoscere Nabokov ad un pubblico mondiale, offrendo una perfetta immagine “interna” degli USA, con i suoi miti e le sue ossessioni, soprattutto il sesso.
Il romanzo ebbe molta influenza sugli stessi narratori statunitensi della nuova generazione e, in modo particolare, su John Barth. Riguardo alla genesi del libro, alle critiche e alle censure intentate al romanzo per il suo tema scabroso, nel 1956 Nabokov scrisse una postfazione intitolandola Note su un libro chiamato Lolita, da allora allegata a ogni edizione del romanzo nella quale spiega la genesi del libro, le vicissitudini occorse per stamparlo; l’autore conclude riferendosi alla propria madrelingua abbandonata nel 1940, quando emigrò negli Stati Uniti. La prima versione in russo fu tradotta dallo stesso Nabokov: apparve da Phaedra a New York nel 1967; l’autore vi inserì un poscritto in cui indaga ulteriormente il rapporto con la lingua russa.
Nabokov afferma nello scritto del 1956 di aver realizzato il romanzo secondo i canoni dell’arte pura o “arte per l’arte“, uniformando quindi la propria poetica ai canoni dell’estetismo[2]:
«Nessuno scrittore, in un paese libero, dovrebbe essere costretto a preoccuparsi dell’esatta linea di demarcazione tra il sensuale e l’erotico; è una cosa assurda; io posso solo ammirare, ma non emulare, l’occhio di chi mette in posa le belle, giovani mammifere che compaiono sulle riviste, scollate quanto basta per far contento l’intenditore, e accollate quanto basta per non scontentare il censore. Immagino che certi lettori trovino eccitante lo sfoggio di frasi murali di quei romanzi irrimediabilmente banali ed enormi, battuti a macchina con due dita da persone tese e mediocri, e definiti dai pennivendoli “vigorosi” e “incisivi”. Ci sono anime miti che giudicherebbero Lolita insignificante perché non insegna loro nulla. Io non sono né un lettore di narrativa didattica, e, a dispetto delle affermazioni di John Ray[3], Lolita non si porta dietro nessuna morale. Per me un’opera narrativa esiste solo se mi procura quella che chiamerò francamente voluttà estetica, cioè il senso di essere in contatto, in qualche modo, in qualche luogo, con altri stati dell’essere dove l’arte (curiosità, tenerezza, bontà, estasi) è la norma. Gli altri sono pattume d’attualità o ciò che alcuni chiamano la Letteratura delle Idee, la quale consta molto spesso di scempiaggini di circostanza che vengono amorosamente trasmesse di epoca in epoca in grandi blocchi di gesso finché qualcuno non dà una bella martellata a Balzac, a Gorkij, a Mann.»
(Vladimir Nabokov, Postfazione a Lolita, presente nell’edizione Adelphi)
Dopo Pnin del 1957, che esplorava in modo ironico la realtà dei college statunitensi, lo scrittore riprende il tema producendo, nel 1962, una delle sue opere formalmente più mature, Fuoco pallido (Pale fire).
Segue, nel 1969, Ada o ardore (Ada or ardor: A family chronicle) che offre una suggestiva sintesi dell’arte di Nabokov. Ritornano in questo romanzo, stravolti da una scrittura ironica, tutti i temi dello scrittore: l’ambigua duplicità della realtà, la passione del gioco, del puzzle, l’ossessione del sesso.
I racconti e gli ultimi romanzi
Tra i racconti vanno citati quelli raccolti in Nabokov’s Dozen del 1958 e in Nabokov’s Quartet del 1967 mentre tra i romanzi più tardi Cose trasparenti (Transparent Things) del 1973, Guarda gli arlecchini! (Look at the Arlequins!) del 1974 e Parla, ricordo (Speak, Memory) del 1967 che è la ricerca autobiografica del passato russo cancellato dalla storia.
I saggi critici e le traduzioni
Nabokov fu anche un eccellente critico di letteratura russa e a lui dobbiamo il bellissimo saggio su Nikolaj Gogol’ del 1944. Altri saggi e conferenze su scrittori europei dell’Ottocento e del Novecento sono stati raccolti postumi nel 1980 in Lezioni di letteratura, Lezioni di letteratura russa e Lezioni sul Don Chisciotte.
Tra le traduzioni si ricordano quella commentata dell’Evgenij Onegin di Puškin e di Un eroe del nostro tempo di Lermontov (dal russo all’inglese) o Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll (dall’inglese al russo).
Nabokov e l’entomologia
La sua carriera di entomologo fu altrettanto notevole. Nel 1940 gli fu affidato l’incarico di organizzare la collezione di farfalle al Museo di Zoologia Comparata dell’università di Harvard. I suoi scritti in questo campo sono molto tecnici. Questa tecnicità, combinata al fatto che la sua specializzazione era la tribù dei Polyommatini della famiglia Lycaenidae, relativamente poco attraente, ha comportato che questo lato della sua vita sia rimasto poco esplorato dagli ammiratori delle sue opere letterarie.
Il paleontologo e saggista Stephen Jay Gould ha discusso l’entomologia di Nabokov in un saggio ristampato nel libro I Have Landed. Gould rileva che Nabokov è stato occasionalmente uno scienziato ‘retrogrado’, non accettando mai, ad esempio, che la genetica o il numero di cromosomi potesse essere un valido modo per distinguere le varie specie di insetti. Alcuni ammiratori di Nabokov hanno provato a riconoscere un valore letterario a tali lavori scientifici, rileva ancora Gould. Altri hanno sostenuto che la sua opera scientifica ha dato un contributo fondamentale alla sua opera letteraria. Gould afferma invece che entrambe traggono origine dall’amore di Nabokov per i dettagli, l’osservazione e la simmetria.