Cortona on the Move – Per chi ama la fotografia-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Cortona on the Move – Per chi ama la fotografia-
Il turista fotografico – articolo di Marco Scataglini
Tranquilli, amo la fotografia, ma non voglio certo parlare dei turisti che andando in vacanza ne approfittano per scattare montagne di inutili foto ricordo con cui comodamente torturare amici e parenti nei mesi successivi. Intendo invece raccontare una forma di turismo che è viva e vivace, sebbene inevitabilmente di nicchia, e cioè quella del fotografo appassionato (amatore o professionista che sia) che si sobbarca viaggi anche lunghi pur di partecipare a Festival ed eventi fotografici di una certa rilevanza.
Oramai di Festival fotografici ce ne sono centinaia in tutta Europa, e decine anche in Italia. Ognuno cerca di distinguersi dagli altri per una certa linea o per il “mood” dei progetti che propone. Sebbene abbiano ogni volta un tema specifico (debitamente generico per farci poi entrare di tutto) e si presentino come festival dedicati a “un certo tipo di fotografia”, c’è da dire che personalmente noto una notevole uniformità nell’approccio iconografico, almeno di quelli più importanti. Di rado si esce dal campo della fotografia impegnata, di stampo sociale, a volte reportagistico, altre volte cavalcando delle linee specifiche della fotografia contemporanea (come la “deadpan photography” o la “Tableau photography”, altresì detta “Staged photography”), ma comunque al centro c’è sempre l’uomo, il suo rapporto col mondo circostante e specialmente le dinamiche sociali, politiche o storiche che lo coinvolgono.
Per dire: io che sono un fotografo di paesaggio di rado trovo pane per i miei denti. Ma sono comunque convinto che visitare un festival sia un’esperienza formativa fondamentale, che apre la mente, fa riflettere, offre sempre nuovi spunti. E, se vogliamo, insegna anche “come si fa” a realizzare una mostra, che tipologie di stampe e di cornici vanno per la maggiore, che modalità di editing i curatori hanno scelto, e così via. Insomma, viaggiare per visitare mostre e festival dovrebbe essere un impegno che ogni fotografo dovrebbe prendere con sé stesso e dunque invito tutti a controllare i calendari degli eventi più importanti.
Come detto, oramai non c’è angolo d’Italia che non offra qualche ghiotta possibilità. Ma, bisogna dirlo, ci sono certamente dei festival che per la loro impostazione e per la loro importanza emergono rispetto agli altri, e tra questi c’è sicuramente Cortona on the Move, dove sono stato da poco. Giunto alla sua quattordicesima edizione, il Festival di Cortona offre sempre uno spaccato interessante sulla fotografia internazionale, senza nascondere anche le declinazioni più scabrose o socialmente borderline. Quest’anno il tema dell’evento è il corpo umano, elemento inevitabile intorno a cui ruotano le nostre vite e grazie al quale possiamo comunicare con gli altri, provare piacere o dolore, fino alla morte.
Il corpo può diventare un elemento di comunicazione dura, forte, diretta, anche autolesionista, come ci mostra il progetto collettivo “Body as a Canvas” ospitato in un grande capannone della stazione ferroviaria nella frazione di Camucia. Tatuaggi di ogni genere, corpi dipinti, modifiche definitive che trasformano le persone in mostri ci ricordano che non sempre l’essere umano riesce a avere un rapporto sereno con se stesso e con il proprio apparire. Nemmeno quando il corpo viene meno, a causa della morte. Un’interessante serie di progetti dedicati alla morte – tema che ci spaventa ma inevitabilmente ci affascina – è ospitata nella fortezza di Cortona, nella parte più alta del paese, e si intitola “This is the end“. Nella stessa struttura è anche ospitata la mostra più divisiva, ma anche coinvolgente, del festival, quella di Myriam Boulos, fotografa libanese che è da poco entrata nell’agenzia Magnum come nominée e che affronta con questo suo lavoro le fantasie sessuali delle donne. In un contesto patriarcale e maschilista come quello tradizionale del mondo arabo, mostrare come la donna non sia solo “oggetto” di desiderio sessuale da parte degli uomini (che poi per “resistere” pretendono che le donne stesse spariscano dietro un velo) ma “soggetto” in grado di scegliere autonomamente e di dare e darsi piacere in piena libertà, è sicuramente rivoluzionario. La mostra può convincere o meno (a me, lo confesso, non ha entusiasmato) ma il tema che affronta e come lo fa merita grande attenzione.
Alcune delle mostre sono collocate all’aperto ed è assai intrigante quella dedicata alle mani – con foto tratte dall’archivio Alinari con cui il Festival ha avviato una proficua collaborazione – ospitata nel cortile della fortezza. Riguardo al fotografia storica, la Fortezza ospita anche una notevole esposizione di opere di Mario Nunes Vais, realizzate nei primi anni del XX secolo, a tema erotico. Proprio per questo la figlia del fotografo, quando ereditò l’archivio e trovò queste lastre di vetro, le frantumò, convinta che potessero creare problemi alla reputazione del defunto padre. Successivamente però le lastre (quasi 500) vennero in parte recuperate e riassemblate come se fossero dei puzzle. Proprio il fatto che il vetro appare spezzato e lacunoso aumenta il fascino di queste straordinarie fotografie. nella sala successiva possiamo anche vedere alcune delle opere del “barone” (in realtà non era nobile) Von Gloeden dedicate al nudo maschile, soprattutto di giovani efebici messi in posa come fossero divinità greche.
Ovviamente in un evento come Cortona On The Moveci sono decine di mostre, e dunque occorre tempo per gustarlo adeguatamente. Il periodo che ho scelto non è stato dei migliori, con un’ondata di caldo estremo che ha reso faticoso visitare le esposizioni, collocate in locali che ovviamente non sono climatizzati. Però ne valeva comunque la pena.
Tra le mostre che ho apprezzato di più ci sono quelle di Palazzo Baldelli (al centro di Cortona: con la fortezza è la sede principale dell’evento), in particolare le “Fog Nets” di Alessandro Cinque, talentuoso fotografo che vive in Perù e l’ampia serie di immagini dedicate al “Cosplay“, dunque alle persone che amano entrare nei panni (letteralmente) dei personaggi dei fumetti di cui sono appassionate, realizzata da Niccolò Rastrelli in giro per il mondo. Si tratta di una mostra coloratissima e divertente, da non perdere. Altrettanto divertente, sebbene già molto nota, è la serie “Contact” di Gabriele Basilico, un “divertissement” in cui il grande fotografo di architettura gioca con la pelle del fondoschiena di una sua amica che mantiene la trama della “seduta” delle sedie su cui viene poggiato. Ho anche apprezzato il lavoro del fotografo bulgaro Valery Poshtarov che ha ripreso padri e figli (maschi) che si tengono per mano. L’idea è stata applicata anche alla gente di Cortona e dintorni e il risultato è collocato nel cortile del museo archeologico.
Naturalmente queste sono solo alcune brevi considerazioni senza alcuna intenzione di completezza: ognuno deve visitare le mostre e lasciarsi coinvolgere, di sicuro quel che è piaciuto a me potrebbe non piacere ad altri e viceversa. L’importante è aprire la mente, scoprire come i fotografi ci avvicinano ai temi a cui tengono e come decidono di raccontarli. Per questo invito tutti a fare un salto a Cortona o anche a uno dei festival che di sicuro potrà trovare non lontano dalla propria abitazione.
Un classico caso di turismo intelligente. Poi spesso – come a Cortona – il Festival è ospitato in luoghi che meriterebbero comunque una visita, a prescindere.
Il Festival Cortona On The Move è aperto sino al 3 novembre, dunque c’è tutto il tempo.