Domenico Pisana:FEDERICO GARCIA LORCA IL DISCORSO PER L’INAUGURAZIONE DELLA BIBLIOTECA “FUENTE VAQUERO”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Prof. Domenico Pisana:FEDERICO GARCIA LORCA IL DISCORSO PER L’INAUGURAZIONE DELLA BIBLIOTECA “FUENTE VAQUERO”
Federico Garcia Lorca è sicuramente una delle voci più originali della letteratura ispanica, una figura poliedrica perché si offre al contesto sociale del primo Novecento come Federico Garcia Lorca “l’artista totale”, artefice non solo di versi ma anche di composizioni musicali, teatrali, di spettacoli per i palcoscenici di contrade.
Insomma, Lorca è un poeta con uno stile unico, che intreccia caratteri tipici del simbolismo, oltre ad un largo utilizzo di elementi mistici con i quali affronta problematiche e dubbi esistenziali.
Il fuoco poetico che lo animava trova anche sostanza nel teatro e nell’importanza dei libri. Sul valore dei libri è interessante il suo pensiero contenuto in un suo discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione della Biblioteca Fuente Vaqueros della sua città natia, ritrovato nel suo archivio e che si fa datare con molta probabilità tra l’1, il 2 o 3 settembre del 1931. Di seguito alcuni passaggi del suo discorso:
“Libri, libri! È questa una parola magica, che equivale a dire: amore, amore! Una cosa che i popoli dovrebbero chiedere, così come chiedono il pane o come invocano la pioggia per i loro campi seminati.”
“Una biblioteca (…) è un convegno di libri ordinati e selezionati, a formare una voce contro l’ignoranza, una luce perenne contro l’oscurità.”
“E da questo punto di vista io attacco violentemente coloro che parlano solo di rivendicazioni economiche, senza mai neppure nominare le rivendicazioni culturali reclamate a gran voce da ogni popolo. E’ giusto che tutti gli uomini abbiano da mangiare, ma è altrettanto giusto che tutti gli uomini abbiano accesso al sapere. Che tutti possano godere i frutti dello spirito umano, poiché il contrario significa trasformarli in macchine al servizio dello Stato, significa trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.”
“Quando il grande scrittore, Fedor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto più di Lenin, era prigioniero in Siberia, isolato dal mondo, chiuso fra quattro mura e circondato da pianure desolate coperte di neve senza fine, e rivolgeva lettere accorate alla propria famiglia lontana, scriveva: «Mandatemi libri, molti libri, perché la mia anima non muoia!». Aveva freddo e non chiedeva fuoco; aveva una sete terribile e non chiedeva acqua; chiedeva libri, cioè orizzonti, cioè scalinate per salire sulla vetta dello spirito e del cuore”.
“Contro i libri si sono accanite tutte le forme di Stato e di religione, ma questo odio non è niente in confronto a quanto sono stati amati. Perché se un principe orientale fanatico brucia la biblioteca di Alessandria, altrove Alessandro di Macedonia fa costruire una cassa favolosa, coperta di smalti e di pietre preziose, per conservare l’Iliade di Omero, e gli Arabi di Cordoba costruiscono nella moschea il meraviglioso Mibrab, per custodirvi un Corano che era appartenuto al califfo Omar. E in ogni caso, comunque vogliamo metterla, le biblioteche si sono diffuse in tutto il mondo: le possiamo vedere anche per le strade o all’aria aperta nei giardini delle città”.
“Libri di tutte le correnti e di tutte le idee. Allo stesso tempo le opere sacre e quelle illuminate, dei mistici e dei santi, come pure quelle piene di passione dei rivoluzionari e degli uomini d’azione. Si mettano pure a confronto il Cantico spirituale di San Juan de la Cruz, opera somma della poesia spagnola, con i libri di Tolstoj; lo stesso si faccia con La città di Dio di sant’Agostino e lo Zarathustra di Nietzsche o Il Capitale di Marx. Perché, cari amici, tutte queste opere concordano in un punto: l’amore per l’umanità e l’innalzamento dello spirito. In tal senso esse si confondono e si abbracciano in un ideale supremo”.
Da questi passaggi del discorso di García Lorca emerge con chiarezza che fu un poeta attento alla vita sociale del suo paese e particolarmente sensibile nei confronti delle persone emarginate, come i gitani e gli arabi cristianizzati d’Andalusia, in cui vedeva riflessa la sua componente granadina. Mostrò sensibilità anche verso la condizione dei neri d’America e verso l’immagine della natura calpestata dall’ingordigia del modello capitalistico.
Se è vero che García Lorca fu vicino alla problematica sociale a favore dei poveri e degli emarginati, è pur vero che fu contrario a ogni forma di dogmatismo e fede politica estrema, tanto di destra come di sinistra.
Domenico Pisana
Domenico Pisana vive a Modica, ove è nato il 2/1/1958. Ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose con specializzazione pedagogico-didattica presso la Facoltà di Teologia dell’Ateneo della S. Croce di Roma; il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto S. Tommaso di Messina, aggregato alla Pontificia Università Salesiana; la Licenza in Teologia Morale presso lo studio Teologico “S. Paolo” della Facoltà Teologica di Sicilia e il Dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma.
Ha insegnato dal 1981 al 1990 Etica Professionale nelle Scuole di formazione infermieri professionali; dal 1992 al 1995 ha insegnato Morale fondamentale e Bioetica presso l’Istituto Superiore “G. Maria Tomasi” della Diocesi di Ragusa. Insegna Religione nel Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” di Modica. Iscritto all’Albo dei giornalisti, dal 1986 è Direttore responsabile della redazione giornalistica di R.T.M. – Radio Trasmissioni Modica. Dal 1982 al 1985 ha svolto attività giornalistica nella TV Video Mediterraneo, ove ha anche curato le rubriche “Scuola e Società” e “L’angolo del libro”. Dal 1990 al 1995 è stato Direttore responsabile del Quindicinale della Diocesi di Ragusa “Insieme”. Nel 1995 ha fondato il Giornale “Professione IR”, periodico a carattere nazionale di attualità, cultura, informazione degli Insegnanti di Religione, del quale è Direttore responsabile. Ha collaborato, inoltre, a periodici e riviste culturali, tra cui “La Provincia di Ragusa”, “Giornale di poesia siciliana” di Palermo, “Dialogo” di Modica, “La Vita Diocesana” di Noto. Svolge l’attività di scrittore, critico letterario, saggista. Ha partecipato a iniziative e manifestazioni culturali a livello nazionale conseguendo alcuni riconoscimenti tra cui il “Premio Katana” nell’ottobre dell’88 a Catania, la “Menzione d’onore” al Premio Bontempelli-Marinetti, per quanto riguarda la critica letteraria. Per la poesia ha ottenuto, oltre a varie segnalazioni, il “Premio Giacomo Leopardi” nel marzo del 1988 a Catanzaro. Ha pubblicato volumi di poesia, saggistica, critica letteraria e testi di teologia: – “Oltre il silenzio della parola”, Vincenzo Ursini Editore, Catanzaro 1990; – “Guardando lembi di cielo”, Adierre Editrice, 1993; – “Poesia negli Iblei”, Lettura di poeti dell’area ragusana. Antologia per le scuole, Setim, 1990; – “Poesia e teologia in una letteratura d’umanità”, saggi critici, Libroitaliano, 1995; . Saverio Saluzzi e la sua poesia del “Tramonto”. Antologia della critica, 1996; – Sulla tua Parola getterò le reti, Editrice San Paolo, 1997 (tradotto integralmente in polacco e in spagnolo); – La famiglia santuario della vita. La riprogettazione dell’ethos familiare siciliano alla luce di Evangelium vitae. |
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