Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale –
La vera storia dell’8 marzo, Festa della donna
08/03/2024 Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale .Erroneamente si crede che la data derivi dall’incendio, in quel giorno del 1908, in una fabbrica tessile. L’incendio ci fu, vi morirono 146 lavoratori quasi tutte donne, ma accadde tre anni dopo. Ecco come andò davvero e come viene rievocata quella tragedia in un meraviglioso libro illustrato
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno «Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale». Già molte nazioni celebravano la donna l’8 marzo che rimase quindi la data più gettonata. In Italia la Giornata internazionale della donna si tenne per la prima volta nel 1922, per iniziativa del Partito Comunista d’Italia, che la celebrò il 12 marzo. Per molti anni c’è stato un equivoco sul motivo per cui è stata scelta la data dell’8 marzo per celebrare la festa della donna. Si ricordava che in quella data del 1908 c’era stato un incendio in una fabbrica tessile di Chicago in cui erano morte decine di donne lavoratrici.
L’incendio ci fu davvero, ma in una data diversa, e altrove: il 25 marzo 1911 a New York . Questi i fatti: Triangle Waist Company era una fabbrica tessile che occupava i tre piani più alti dell’Asch Building. La compagnia produceva camicette, modello shirtwaist, così di moda all’epoca, e occupava circa 500 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate. Alcune donne avevano 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore per una settimana lavorativa che andava dalle 60 ore alle 72 ore per una paga media di 6/7 dollari la settimana. Un pomeriggio scoppiò improvvisamente un incendio, i tessuti usati per le camicette erano altamente infiammabili. I proprietari si misero in salvo e lasciarono morire le donne e gli uomini intrappolati, perché era abitudine chiuderli a chiave affinché non si allontanassero dal luogo di lavoro. L’incendio fece 146 vittime di cui 129 giovani donne italiane ed ebree dell’Europa orientale. 62 di loro morirono lanciandosi dalle finestre. Delle trentotto emigranti italiane, ben ventiquattro erano salpate dalla Sicilia alla ricerca della vita migliore possibile. E, invece, ognuna di loro aveva finito per perderla, a causa della mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro, sacrificata alla logica del profitto. Il processo che seguì assolse i proprietari della compagnia e l’assicurazione pagò loro 60.000 dollari per i danni subiti (corrispondenti a circa 400 dollari per ogni morto), il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. Il racconto del più grave incidente industriale della storia di New York viene rievocato da Serena Ballista, scrittrice e formatrice, femminista, nonché dal 2014 presidente dell’UDI – Unione donne in Italia – di Modena, con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini nel meraviglioso albo illustrato Per mille camicette al giorno edito da Orecchio acerbo e uscito proprio in occasione di questo 8 marzo 2024. La voce narrante è una camicetta, che, esposta in una vetrina davanti al grattacielo, vede tutto e tutto sa e paragona le povere camiciaie che si lanciano dal grattacielo in fiamme a delle comete : «Comete arroventate che, prima di esaurirsi sui marciapiedi freddi di New York, avevano orbitato con una certa tenacia attorno alla Terra». Quella tragedia diede nuovo slancio alla lotta delle donne per il riconoscimento dei loro diritti, come cittadine e come lavoratrici.
Fonte Famiglia Cristiana