Escher a Roma, in mostra a Palazzo Bonaparte fino al 1° Aprile 2024-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Escher a Roma, in mostra a Palazzo Bonaparte fino al 1° Aprile 2024-
Articolo di Francesca Graziano per la Rivista Altritaliani.
L’artista olandese innamorato dell’Italia è a Palazzo Bonaparte (Piazza Venezia) con una grande mostra che celebra il centenario del suo arrivo nella Capitale. A Roma visse ben 12 anni e sono stati anni che ebbero una forte influenza su tutto il suo lavoro. Questa preziosa retrospettiva, circa 300 opere, comprende numerosi lavori inediti accanto a quelli più celebri. Ne scrive Francesca Graziano per Altritaliani.
Dopo diversi viaggi in Italia iniziati nel 1921 Maurits Cornelis Escher (Leewarden 1878-Laren 1972) si trasferisce a Roma assieme alla moglie svizzera Jetta Umiker, qui nascono, nel 26 e nel 28, i due figli George e Arthur. Dalle alture del Gianicolo, dove vive, dalle passeggiate a Villa Sciarra, a San Pietro, sulla via Appia, trae le prime, esaltanti impressioni per le sue celebrate “Vedute romane”. Il periodo romano durato 12 anni ebbe una forte influenza su tutto il lavoro successivo, fortemente impegnato nella produzione di litografie e incisioni di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che amava indagare soprattutto di notte, quando i dettagli architettonici risultavano più evidenti, seduto su una seggiolina pieghevole e con una piccola torcia appesa al risvolto della giacca. Nasce la serie dei 12 “Notturni romani” prodotta nel 1934 – tra questi “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”…
Poi i viaggi nel centro e nel sud dell’Italia, ancora avventurosi come durante il Grand Tour: lo ispirano prospettive fantastiche, paesaggi strani e affascinanti, di essi coglie le vertigini, i sospesi silenzi. “San Gimignano” “Scanno”, “Ravello”, “Tropea”, “Pentidattilo”, “Rossano”, “Segesta”: i luoghi più pittoreschi della Toscana, dell’Abruzzo, della Calabria, della Sicilia vengono restituiti in opere di assoluto virtuosismo e insuperata perfezione formale tramite le tecniche incisorie della xilografia, della litografia e linoleografia.
FOTO
Quando l’atmosfera in Italia comincia a farsi pesante, per le mutate condizioni dovute al regime fascista, siamo nel 1935, Escher decide di chiudere la splendida parentesi italiana e si trasferisce in Svizzera, a Château d’Oex, due anni dopo in Belgio, per poi stabilirsi definitivamente a Baarn nei Paesi Bassi. Inizia la seconda fase della sua produzione, quando, non più sollecitato dallo splendore dei paesaggi italiani, si dedicherà completamente alle sue spiazzanti “immagini interne”, un percorso vertiginoso, labirintico, un lavoro sulla percezione visiva che ne fa un unicum nella produzione artistica del secolo. Potente stimolo per la creazione, l’opera della maturità, potenziando abilità già presenti nei disegni e nelle incisioni precedenti, amplifica il quotidiano, attiva abilità intellettive innescando processi che lo portano a registrare e attivamente rielaborare le immagini percepite.
Nell’intricato percorso dei suoi mondi che intrecciano arte, matematica, scienza, fisica, design, Escher parla ancora al pubblico contemporaneo con una grande varietà di temi. L’antologica di Roma, circa 300 opere, comprende numerosi lavori inediti accanto a quelli più celebri, come Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938), la serie degli Emblemata. Lungo il percorso una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda espone gli strumenti originali con i quali il biondo olandese produceva le sue opere e il cavalletto che portò con sé durante i suoi viaggi.
Curata da Federico Giudiceandrea e da Mark Veldhuysen con il patrocinio del Comune di Roma e dell’Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits, la grande mostra di Palazzo Bonaparte a Roma celebra i cento anni dell’arrivo di Escher nella Capitale.
È suddivisa in otto sezioni ognuna delle quali esplora un aspetto diverso del suo lavoro, dagli inizi al lungo soggiorno italiano, passando per le Tassellature ispirate alle architetture dell’Alhambra, alle molto famose Metamorfosi. Seguono Struttura dello spazio con la già citata “Mano con sfera riflettente”, Paradossi geometrici (“Salire e scendere”, “Belvedere”, “Galleria di stampe”, “Relatività”), Lavori su commissione per finire con Eschermania, ampia carrellata sulla fortuna dell’artista olandese divenuto fonte di ispirazione per creativi di ogni genere soprattutto a partire dagli anni ’50.
Se siete fermamente convinti che la vostra percezione delle cose coincida perfettamente con la realtà, preparatevi allora a precipitare in un abisso di contraddizioni e di incongruenze, in un labirinto di emozioni e di conflitti. La preziosa retrospettiva in corso a Roma permette di immergersi totalmente nel suo mondo fantastico, paradossale, interagire con la psicologia della forma fra sperimentazioni percettive ed illusioni ottiche, cogliere le straordinarie intuizioni di un artista che magicamente sintetizza gli esiti della pittura fiamminga, la fantasia debordante di Bosch, il Surrealismo, l’Art nouveau e l’Optical Art anni ’60. In poche parole vi farà verificare quanto le vostre credenze siano erronee o perlomeno discutibili.
Enigmatiche, originali, perfette, le incisioni di Escher raffigurano paesaggi, prospettive da punti di vista diversi, strani, ambigui, contraddittori, mostrano realtà più complesse e inquietanti. A seconda dell’intensità e dello stile cognitivo di ognuno, evolvono verso importanti esperienze emozionali che da un intenso godimento estetico possono portare a forme più o meno stressanti di conflitto, ansia, curiosità, sempre destinate a non passare mai, comunque, nell’indifferenza.
Mago della percezione visiva e delle configurazioni illusorie, l’artista olandese, cospargendo di indizi la sua opera, chiama l’osservatore a parteciparvi attivamente, quasi costringendolo ad impegnare le sue esigenze di congruenza, simmetria, regolarità. Effetti tunnel ed effetti schermo, completamento visivo, ambiguità, conferme o dis-conferme dei propri schemi mentali: con Escher si è continuamente chiamati ad intuire, andare oltre, produrre parti non concretamente rappresentate, completare con la propria percezione le immagini proposte, immergendosi completamente nel gioco allusivo, allucinatorio delle sue metamorfosi. Chiaroscuri, ombre, colore, tessitura degli oggetti (fu affascinato dai mosaici moreschi dell’Alhambra a Granada e dalle decorazioni della Mesquita di Cordova), interposizioni, varietà di prospettiva, suddivisione dello spazio innescano nell’osservatore processi psichici capaci di generare quella particolare colorazione estetica che Freud definì “perturbante “.
Francesca Graziano
Informazioni:
Sito ufficiale della mostra e prenotazioni: www.mostrepalazzobonaparte.it/mostra-escher.php
T. + 39 06 87 15 111