Viriginia Woolf “Momenti di essere”- La Tartaruga Edizioni
Biblioteca DEA SABINA
Viriginia Woolf “Momenti di essere”,
La Tartaruga Edizioni, Milano 1977
Frammenti da “Momenti di essere”: “Il passato ritorna soltanto quando il presente scorre così liscio da parere la superficie mobile di un fiume profondo. Allora si vede attraverso la superficie fino in fondo. In quei momenti ritrovo la soddisfazione più grande, che non è di pensare al passato; ma di vivere, in quei momenti, più appieno il presente (…) scrivo per ritrovare il senso del presente nell’ombra che il passato getta su questa superficie frantumata.Lasciate dunque, come un bimbo che avanzi scalzo nelle acque fredde di un fiume, che io discenda di nuovo in quella corrente.”
“Non è dunque possibile, mi sono chiesta spesso, che le cose vissute con grande intensità posseggano una vita indipendente dalla nostra mente; continuino anzi tuttora a esistere? E se è così, non sarà possibile in futuro inventare una macchina per intercettarle? L’immagino, il passato, come un viale alle mie spalle; un lungo nastro di scene, di emozioni. E laggiù, alla fine del viale, stanno gli orti e la stanza dei bambini (…) Le emozioni intense non possono non lasciare traccia; si tratta solo di scoprire come ricollegarsi di nuovo con esse, e potremo rivivere per intero la nostra vita dall’inizio.”
“Fino ai quarant’anni e oltre -potrei stabilire la data controllando quando scrissi “Gita al faro”, ma non ho voglia ora di prendermi la briga- fui ossessionata dalla presenza di mia madre. Ne udivo la voce, la vedevo, mi immaginavo cosa avrebbe detto o fatto in ogni momento della mia giornata. Era una delle presenze invisibili che svolgono tanta parte in ogni vita umana (…) ebbene, se non sappiamo analizzare queste presenze invisibili, sapremo ben poco del soggetto delle memorie; e allora, che futile attività diventa scrivere biografie. Mi vedo come un pesce nella corrente; sospinto altrove; trattenuto; ma non so descrivere la corrente.”
“Poi un giorno, mentre attraversavo Tavistock Square pensai, come mi accade talvolta con i miei libri, pensai “Gita la faro” (..) scrissi il libro molto rapidamente; e quando l’ebbi finito, smisi di essere ossessionata da mia madre: non odo più la sua voce; non la vedo. Probabilmente feci a me stessa quello che gli psicoanalisti fanno ai loro pazienti. Diedi espressione a qualche emozione antica e profonda. Ed esprimendola ne trovai la spiegazione e la potei riportare placata.”
“Eccola, mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l’infanzia; era là dall’inizio (…) E, s’intende, era il centro di tutto. Il centro:forse è questa la parola che esprime meglio la diffusa sensazione che avevo di vivere immersa così totalmente nell’atmosfera di lei, da non distaccarmi mai abbastanza da vederla come persona (…) Quante cose sconnesse ricordo di mia madre, se lascio scorrere il pensiero; ma tutte di lei in compagnia; di lei in mezzo ad altri; di lei generalizzata; dispersa, onnipresente, di lei come creatrice di quell’affollato, allegro mondo ruotante al centro della mia infanzia. “
28 marzo 1941-Viriginia Woolf: “Lasciate dunque, come un bimbo che avanzi scalzo nelle acque fredde di un fiume, che io discenda di nuovo in quella corrente.”
Biografia di Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941),
è stata una scrittrice, saggista, editrice e femminista attivista britannica.
Nata il 25 gennaio 1882 e figlia di Leslie Stephen, celebre storiografo e critico, crebbe in un ambiente coltissimo, frequentato da artisti, letterati, storici e critici. Secondo le regole della buona società vittoriana, venne educata privatamente.Tramite il fratello Thoby, entrato a Cambridge nel 1899, strinse amicizia con i discepoli del filosofo G.E. Moore, gli «Apostoli» del Trinity College (tra essi B. Russell, G. Lytton Strachey, J.M. Keynes, L. Wittgenstein, E.M. Forster, D. Garnett, L. Woolf, C. Bell, R. Fry).
Nel 1904 i fratelli Stephen si trasferirono nel quartiere di Bloomsbury, dove, intorno a Thoby (morto nel 1906), a Virginia e a sua sorella Vanessa, gli ex Apostoli di Cambridge formarono il gruppo che venne chiamato Bloomsbury set, destinato a dominare per quasi un trentennio la vita intellettuale londinese. Virginia, che nel 1912 sposò Woolf, divenne uno dei membri più brillanti e importanti del gruppo.
Soggetta per tutta la vita a ricorrenti crisi depressive con passeggere manifestazioni di squilibrio mentale, poté condurre tuttavia un’esistenza normale, che si riflette nel felice matrimonio, nelle numerose amicizie (attestate dal vastissimo epistolario) e nella stessa attività letteraria.
Nel 1913 pubblica il suo primo romanzo, “La crociera” (“The voyage out”), e inizia il Diario (parzialmente pubblicato, col titolo Diario di una scrittrice, “A writer’s diary”, nel 1953).
Nel 1917 collabora al «Times literary supplement», e fonda insieme al marito The Hoarth Press, dove usciranno, insieme a quasi tutte le opere della W., quelle di molti dei maggiori scrittori del tempo, come T.S. Eliot, K. Mansfield, E.M. Forster, R. Graves.
Nel 1919 pubblica il racconto Kew gardens; nel 1920 il romanzo “Giorno e notte” (“Night and day”); nel 1921 una raccolta di racconti, “Lunedì o martedì” (“Monday or tuesday”); nel 1922 il romanzo “La stanza di Giacobbe” (“Jacob’s room”); nel 1924 il saggio critico “Mr. Bennett e Mrs. Brown”; nel 1925 la raccolta di saggi intitolata “Il lettore comune” (“The common reader”) e il romanzo “La Signora Dalloway” (“Mrs. Dalloway”). “Gita al faro” (“To the lighthouse”) esce nel 1927 e, nel 1928, “Orlando”. L’importante studio sociologico “Una stanza tutta per sé” (“A room of one’s own”) è del 1929. Pubblica il romanzo “Le onde” (“The waves”) nel 1931, anno della stesura di “Flush, vita di un cane” (“Flush”), le «memorie» del cane della poetessa Elizabeth Browning. Nel 1932 pubblica la seconda serie di saggi del “Lettore comune” e inizia il romanzo “Gli anni” (“The years”), che uscirà nel 1937. Segue il saggio “Le tre ghinee (“Three guineas”, 1938).
Nell’estate del 1940, mentre si combatte la battaglia d’Inghilterra, la W. lavora al romanzo “Tra un atto e l’altro” (“Between the acts”), che viene terminato nel febbraio del 1941 e scrive anche “Roger Fry”, un saggio dedicato all’amico e critico d’arte britannico. Un mese dopo la W., atterrita dai primi segni di una nuova grave crisi depressiva, si uccide.
Fonte: Enciclopedia della letteratura, Garzanti 2007