“Poesie” di Fëdor Ivanovič Tjutčev-ADELPHI EDIZIONI
Biblioteca DEA SABINA
-“Poesie” di Fëdor Ivanovič Tjutčev-
-Traduzione di Tommaso Landolfi-ADELPHI EDIZIONI-
“Poesie” di Fëdor Ivanovič Tjutčev.
Amo i tuoi occhi, amica mia
Amo i tuoi occhi, amica mia,
E il loro gioco d’incanto e di fuoco,
Quando, d’un tratto, tu li sollevi
E come un lampo nel cielo
Rapida intorno ti guardi…
Ma vi è un incanto ancor più intenso;
Quando nei tuoi occhi chini,
Nel momento del bacio appassionato,
Attraverso le tue ciglia abbassate
Arde il cupo fuoco del desiderio.
Una poesia di Fëdor Ivanovič Tjutčev-
Taci, nasconditi ed occulta
i tuoi sogni e sentimenti;
che nel profondo dell’anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri: contemplali tu – e taci.
Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
fonte: tu ad essa bevi – e taci.
Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d’arcani, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto − e taci!…
Fëdor Ivanovič Tjutčev, da “Poesie”, Adelphi Edizioni, 2011
Risvolto
Appartenente a una famiglia dell’aristocrazia moscovita, Fëdor Ivanovič Tjutčev (1803-1873) fu diplomatico oltre che eminente poeta, e dopo aver iniziato la carriera nel Collegio degli Affari esteri di Pietroburgo operò come incaricato speciale a Monaco di Baviera – dove frequentò Heine, Schelling e gli ambienti del Romanticismo tedesco – e a Torino, dove visse dal 1837 al 1839. Nel 1836 alcune sue liriche furono pubblicate dalla rivista di Puškin «Il contemporaneo», suscitando i primi, ampi consensi. Nel 1844 tornò definitivamente in Russia, mentre la sua fama di poeta cresceva dopo i riconoscimenti tributatigli da Turgenev, Fet, Dobroljubov.
Il suo universo poetico è un coacervo di visioni cosmogoniche e di rappresentazioni metafisiche che rispecchiano un dualismo di tipo manicheo: vi sono due mondi, il Caos e il Cosmo, e il secondo altro non è se non l’organismo vivente della natura, un’essenza viva e pulsante ma secondaria rispetto al Caos, l’unica vera realtà, di cui il Cosmo rappresenta un’effimera scintilla. La cosmogonia di Tjutčev si nutre di contrasti tra inaccessibili vertici di perfezione e desolate lande nordiche o spaventosi abissi dominati dal disordine notturno e dall’instabilità spettrale del fato. A questo mondo che non conosce la gioia del possesso, ma solo la perdita, la caduta, il rimpianto, e insieme la vertigine del solitario destino umano, dà voce, con esiti memorabili, la versione di Tommaso Landolfi, scrittore così affine a Tjutčev per sensibilità e magistero poetico: centoundici componimenti – trascelti lungo l’intero arco creativo del poeta – dalla struttura concisa, austera, incalzante, in cui si riversa un’inquietudine antesignana non solo del simbolismo, ma della nostra stessa sensibilità contemporanea.
Breve Biografia di Fëdor Ivanovič Tjutčev
Fëdor Ivanovič Tjutčev -(1803-1873)- visse a lungo in missione diplomatica (1822-44) in Germania, dove conobbe F. W. J. Schelling e H. Heine. Un gruppo di 16 poesie furono pubblicate sul Sovremennik fondato da Puškin. Turgenev curò un’edizione delle sue liriche (1854). Del 1868 è la prima raccolta completa, Stichotvorenija (Versi). Con la nascita del movimento simbolista Tjutčev fu riconosciuto il maggior poeta del secolo dopo Puškin. In Italia fra i suoi curatori e traduttori troviamo Eridano Bazzanelli,Tommaso Landolfi,Ettore Lo Gatto, Angelo Maria Ripellino e Renato Poggioli.