RIETI- La storia d’amore tra la scrittrice Margaret Fuller e il reatino marchese Giovanni Angelo Ossoli-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
RIETI- La storia d’amore tra la scrittrice americana Margaret Fuller Ossoli e il marito marchese Giovanni Angelo Ossoli ,
garibaldini della Repubblica Romana del 1849-Storia di un amore contrastato dalla famiglia di Ossoli.
Margaret Fuller -Nata nel Massachussetts nel 1810, pubblicò nel 1844 la sua celebre opera ” Estate sui laghi” dove inserì le sue idee progressiste e femministe “ante litteram”. Fu proprio la pubblicazione del libro che le procurò una certa notorietà e l’assunzione al New York Tribune. Senza dubbio, fu la prima giornalista donna ad essere assunta da un giornale importante.
Nel 1846, con il vecchio continente scosso dalle idee libertarie e rivoluzionarie, la Fuller, che conosceva bene le principali lingue europee, fu inviata come corrispondente a Londra. Qui fu accolta entusiasticamente da molti intellettuali dell’epoca ed in particolare, da Giuseppe Mazzini.
Fu poi a Parigi, dove intervistò George Sand e poi nel 1847, a Roma. E’ qui che incontrò il marchese Giovanni Angelo Ossoli, di dieci anni più giovane. Dal loro matrimonio, osteggiato fortemente dalla famiglia del nobile italiano, nacque a Rieti, nel settembre del 1848, Angelo Eugenio Filippo Ossoli, detto Angelino.
Per timore che la famiglia Ossoli diseredasse il rivoluzionario Angelo, sposato con una donna di non nobili origini e di fede protestante, il matrimonio fu tenuto segreto. Margaret si rifugiò a Rieti in attesa di tempi migliori anche se la distanza da Roma creava impedimento al suo lavoro per il New York Tribune . Avendo affittato una casa in via della Verdura, lasciò il figlio a Rieti, affidandolo a una balia.
Riprese le sue corrispondenze dall’Italia, facendo la spola tra la Capitale e il centro sabino. Nel febbraio 1849, iniziò la breve e avventurosa storia della rivoluzione di Roma. Fu proclamata la Repubblica e Margaret, non solo come giornalista, ma per il suo fervido impegno, ebbe un ruolo di primo piano. In quei pochi mesi, Roma, tra le realtà le più arretrate in Europa, divenne un faro per il mondo, trasformandosi in un fervente laboratorio a cielo aperto grazie al quale fu abolita la pena di morte, permessa la libertà di culto e riconosciuto il valore del suffragio universale, seppur limitato ai soli maschi.
Roma 30 aprile 1849
“Cara Miss Fuller, Siete stata nominata Regolatrice dell’Ospedale Dei Fate Bene Fratelli. Andatevi alle 12 se la campana di allarme non è suonata prima. Arrivata là riceverete tutte le donne che vengono pei feriti, darete loro i vostri ordini tanto da essere sicura di avere un certo numero di esse notte e giorno. Che Dio ci aiuti.
Cristina Trivulzio di Belgioioso.”
Durante la Repubblica Romana, mentre il suo compagno, il reatino marchese Giovanni Angelo Ossoli, combatteva sulle mura vaticane, a Margaret fu affidata la direzione dell’ambulanza presso l’ospedale Fatebenefratelli e successivamente presso il Quirinale. Potè tornare a Rieti solo dopo la sconfitta della Repubblica Romana, operata dalle truppe francesi. E’ qui che Margaret e Giovanni trovarono il figlio fortemente denutrito. La balia , infatti, non ricevendo più denaro per il blocco francese, aveva smesso di occuparsi del piccolo. Ci volle un mese di cure intense prima che Angelino potesse ristabilirsi in salute. Temendo ritorsioni dal governo pontificio, i tre si rifugiarono prima a Perugia e poi a Firenze dove, nonostante l’invasione del feldmaresciallo d’Aspre, Margaret riuscì a lavorare sul suo saggio “Storia della Rivoluzione Italiana”, opera dedicata alle vicende della Repubblica Romana e ai suoi protagonisti. Nel maggio 1850, la famiglia Ossoli riuscì ad arrivare a Livorno e a salpare verso New York con il vascello Elisabeth, un mercantile che trasportava marmo e tessuti. Proprio in vista del porto della città americana, la nave s’incagliò e in poche ore fu inghiottita dai flutti. Lo stewart cercò di salvare Angelino ma entrambi, spinti dalla forza delle onde, furono ritrovati a riva senza vita. Margaret e Giovanni furono visti per l’ultima volta, mentre si aggrappavano disperatamente all’albero di prua. Con loro scomparve per sempre, anche il manoscritto su una delle pagine più ardite e avventurose della nostra storia.
Era il 19 luglio 1840. Nel febbraio del 1849 nasce la Repubblica Romana e per giorni ci furono feste e cortei per le strade di Roma. E tra i vari canti, che il popolo cantava spontaneamente, ce n’era soprattutto uno, un canto-inno semplice, appassionato, allegro, sarcastico e anticlericale. Fu quasi certamente l’inno popolare della Repubblica Romana del 1849 e ne sintetizza con simpatia gli ideali di libertà da ogni tirannia e dal potere temporale della Chiesa.
L’inno è stato ricostruito sulla base di testimonianze storiche ed inserito nella colonna sonora del film “In nome del popolo sovrano” (Ita 1990) del regista Luigi Magni, recentemente scomparso, mentre l’arrangiamento musicale è del maestro Nicola Piovani. Si dice che l’autore del canto, eseguito anche nei giorni drammatici della difesa della Repubblica Romana nel giugno del 1849, sia Goffredo Mameli, l’ autore dell’inno italiano “Fratelli d’Italia“. Certamente il canto si può considerare un arrangiamento di una composizione poetica -quasi esattamente con le stesse parole- che Mameli, poco prima della morte nella difesa della Repubblica Romana, aveva inserito in una raccolta che aveva progettato di pubblicare.