Anne-Elisabeth Mathieu contessa de NOAILLES-Poetessa francese-Biblioteca DEA SABINA –
-Biblioteca DEA SABINA –
Poesie di MATHIEU DE NOAILLES-Poetessa francese -Rivista EMPORIUM- N°gennaio 1908-
Copia Anastatica
Biblioteca DEA SABINA –La Poetessa Contessa MATHIEU DE NOAILLES-
Rivista PAN n°7 luglio 1934
Contessa MATHIEU DE NOAILLES– Poetessa francese ( Parigi 1876 – ivi 1933), discendente, da parte di padre, dalla famiglia valacca Brâncoveanu e, per parte di madre, dai Musùros di Creta. Poetessa romantica di sensibilità raffinata e voluttuosa, subì l’influenza di Barrès e D’Annunzio, assidui, assieme a Proust, Cocteau e Colette, del suo salotto. Copiosa la sua produzione letteraria, che vanta opere di poesia (Le coeur innombrable, 1901; L’ombre des jours, 1902; Les éblouissements, 1907, di un’ardente ispirazione, tormentata dal pensiero della morte; Les vivants et les morts, 1913; Les forces éternelles, 1920; L’honneur de souffrir, 1927), romanzi (La nouvelle espérance, 1903; Le visage émerveillé, 1904; La domination, 1905), saggi (Exactitudeş, 1930) e ricordi autobiografici: (Le livre de ma vie, 1932).
Dieci poesie dal “Coeur innombrable”
L’orto
Nel giardino, addolcito di garofani e odori,
Quando l’alba ha imperlato il cespo del serpillo
E i tozzi calabroni, appesi ai pomodori,
Rigonfi di rugiada e di succhi vacillano,
Io verrò nell’azzurro, nella bruma ondeggiante,
Ebbra del vivo tempo e del dì ritrovato,
Si drizzerà il mio cuore come il gallo che canta
Con desiderio insazio verso il sole levato.
Di latte sarà l’aria e calda sopra il verde,
Sul generoso e cauto sforzo dei seminati,
Sull’insalata fresca e i bossi profilati,
Sul turgido baccello che nel mezzo si fende;
La terra lavorata in cui la vita germina
S’incresperà, gioiosa, di piccole fessure,
Felice di sentire nell’infime sue fibre
Adempiersi il destino del grano e della vite.
Sui rami arrosseranno le pesche nettarine,
A ridosso del muro dove s’avventa il sole,
Inonderà la luce di chiarore i vialetti
Su cui le ombre dei fiori intessono merletti,
Un sapore di nascita e di essenze succose
Salirà dalla zucca rorida e dal melone,
Mezzodì avvamperà le erbe silenziose,
Il giorno sarà lungo, instancabile e buono.
E protetta, la casa, dal suo tetto d’ardesia,
Schiusa la buia porta, le imposte spalancate,
Di cotogni e lamponi respirerà gli effluvi
Che si addensano attorno ai frondosi cespugli;
L’impronta
Mi avvinghierò così fortemente alla vita,
Con stretta tanto rude e in tal modo serrata
Che del dì la dolcezza non mi sarà rapita
Prima che nel mio abbraccio io l’abbia riscaldata.
Il mare, riversato sul mondo in abbondanza,
Serberà nell’errante cammino delle onde
Il gusto aspro e salato della mia sofferenza
Che come nave solca giornate mai uguali.
E lascerò di me sul crinale dei colli
Il calore degli occhi che li han visti fiorire,
E la cicala appesa ai rami del crespino
Del desiderio mio farà stridere il grido.
Nei campi a primavera la verdura novella
E l’erba che accestisce sul ciglio dei fossati
Sentiranno palpitare e involarsi come ala
L’ombra delle mie mani che le hanno accarezzate.
La natura che fu la mia gioia e il mio regno
Respirerà nell’aria il mio indomito ardore,
E sulla prostrazione dell’umano scontento
Lascerò ineguagliabile la forma del mio cuore.
Alla notte
Notte che estingui i suoni, i contorni e l’azzurro,
Dove le chiarità si smorzano una a una,
O notte, urna al cui chiuso le ceneri del giorno
Pianamente discendono e danzano alla luna,
Giardino d’ombra spessa, asilo a corpi insani,
Cuore grande in che tutto sogna e scende la brama
Di riposar la carne oppure di appagarla,
Notte piena di sonno, intervallo di vita.
Notte propizia, insieme, al piacere e all’oblio,
Nella cui nera requie si apre e trasale l’anima
Come un fiore cui il vento ha portato l’amore,
O giù si abbatte come capra sopra la paglia.
Notte che ti protendi sopra acque e abitati,
Tu che contempli l’uomo coi tuoi occhi di stelle,
Vedi, il mio cuore s’agita ebbro come un naviglio,
Cui il vento spezza l’albero e percuote le vele.
Guardalo col tuo occhio che inargenta i selciati
Questo cuore di fosforo di cui la bruciatura
Rischiarerebbe quanto le pupille dei gufi
L’ora illune che l’ombra è malcerta e insidiosa.
Vedi il cuor mio più lacero, più pesante e più amaro
Della ruvida rete che a notte i pescatori
Issano, gonfia d’alghe, di pesci e d’acqua salsa
Nella bruma leggera umida e senza voci.
A un cuore così lacero, così pesante e amaro,
Concedi di dormire senza sogni né pene,
Soffocagli l’orgoglio, il rimpianto, l’amore,
Pietosa notte, ombra di morte, notte lieve!…
L’innocenza-
Se vuoi la nostra casa diverrà così bella
Che ci trascorreremo l’estate e l’inverno!
Tutt’intorno vedremo fluire l’acqua che si scongela
E gli alberi ingialliti rivestirsi del verde.
Armoniose giornate e stagioni felici
Passeranno sul ciglio luminoso del viale,
Come bei monelli le cui bande ridenti
Si allacciano per gioco e si tengono per mano.
Si aggrapperà un rosaio davanti alla finestra
Per aspergere il giorno di guazza e di profumo;
Miti armenti, menati da un bimbo alla pastura,
Punteggeranno i campi di un placido candore.
Il volubile sole e la luna pensosa
Che si avvitano al tronco delicato dei pioppi
Rispecchieranno in noi l’anima stanca o viva
Lungo tersi meriggi e domestiche sere.
Diverrà il nostro cuore così semplice e credulo
Che gli incantati spiriti delle fole di un tempo
Torneranno a abitare dentro le vecchie pendole
con un’aria discreta, faccendiera e cortese.
Nelle sere d’inverno, per accostarci al fuoco,
Noi due fingeremo di sentire un po’ freddo,
Con vampate di luce a danzarci nell’anima
Al chiarore dei ceppi cigolanti festosi.
Scossi dalla dolcezza che primavera porta,
in aprile faremo sogni più conturbanti.
- E, giudizioso, Amore giocherà sulla porta
contando i nostri giorni con sassolini bianchi.
-Sarà chiaro per molto stasera
Sarà chiaro per molto stasera, i giorni allungano.
Lo strepito del giorno si disperde e vanisce,
E gli alberi stupiti di non veder la notte
Restano svegli nella bianca sera, a pensare…
I castagni, nell’aria tutta satura d’oro,
Esalano profumi e sembra li diffondano;
Non si osa fare un passo né muover l’aria tenera
Per tema di turbare il sonno degli odori.
Dalla città lontani rombi di carro giungono…
La polvere che un filo di brezza ha sollevato,
Staccandosi dal tronco vivo e stanco che fascia,
Dolcemente discende sui sentieri quieti;
Siamo avvezzi a vederla un giorno dopo l’altro
Questa povera strada così spesso seguita,
Qualcosa nondimeno è cambiato nella vita:
Non avremo mai più l’anima di stasera…
La giornata felice-
Ecco, per poco, manco e tremo nel vederti,
Bella estate che vieni a giocare e sederti
Nel giardino frondoso, sotto l’albero e il chiosco.
- Quanta dolcezza sento piovermi dentro il petto…
Il prato io ritrovo, lo stagno e i noci schietti,
Voli di moscerini sui fulgenti roseti,
L’abete dalla scorza tepida e resinosa;
Tutto il miele d’estate satura del suo aroma
Il vento che si appende come uno sciame ai fiori.
– Già si vedono gli acini gonfiare e farsi d’oro;
Il profumo del grano alto da terra si alza,
Il giorno è lungo e chiaro; così disseta l’aria
Come l’acqua bevuta all’ombra dentro i pozzi,
Il giardino riposa, racchiuso dai suoi bossi…
– Ah! ora deliziosa e fragile dell’anno,
Ti farò mio respiro lungo il filo dei giorni
Premendomi sul petto le spighe del cammino;
Assaporare voglio e stringer tra le mani
Il bosco, le sorgenti, la siepe e le sue spine.
- E, quando sulla rosea china delle colline,
Bel sole, scenderai per andare a morire,
Ritornerò, seguendo nell’aria cheta e accesa
La traccia del silenzio e dei frutti odorosi,
Nell’orto tutto fiori ed erbe familiari,
Felice di trovare, serale attimo amato,
L’annaffiatoio, l’acqua e il giardino assonnato…
Sera d’estate-
Si allunga nello spazio un morbido languore;
Senti dell’erba esausta salire a te l’odore?
Umido il vento a sera intristisce il giardino;
L’acqua dentro la vasca corrugata si scaglia
E le cose hanno l’aria di esser tutte smarrite;
Dagli steli rigonfi viene un sentore strano.
Ci teniamo per mano, e tuttavia tu senti
Che il fiele del mio sogno e del tuo la dolcezza
D’un tratto ci hanno resi estranei l’una all’altro;
Cuore inconsapevole, cuore fragile il nostro!…
Le foglie che sui rami giocavano hanno freddo:
Fremendo si ripiegano, l’ombra cresce, lo vedi,
E il profumo dei fiori taglia come una lama…
Lo strazio del passato mi si desta nell’anima,
Mentre cari fantasmi girano intorno a te.
L’inverno era più buono, mi sembra; perché
Bisogna che in perpetuo rinasca primavera?
Quanto breve e inesperta sarà la giovinezza!…
Non entra nelle mani tutto l’amore umano;
Sempre un poco ne scivola sui sassi del cammino.
Vieni, rientriamo all’ombra tranquilla delle stanze;
Vedi con che durezza ci respinge l’estate;
Al chiuso troveremo tutt’e due un po’ di pace.
- Ma l’odore d’estate resta nei tuoi capelli
E il languore del giorno nel mio cuore persiste:
Dove potremmo andare per esser meno tristi?..
L’autunno-
Ecco venire il freddo raggiante di settembre:
Il vento vuole entrare nelle stanze a giocare;
Ma la casa, stamane, affetta un’aria austera
E lo lascia là fuori che singhiozza in giardino.
Come sono ora mute le voci dell’estate!
Perché mai non mettiamo dei mantelli alle statue?
Tutto assidera, trema, è atterrito; io credo
Che anche la bora abbrividi e che l’acqua abbia freddo.
Dentro il vento le foglie corrono come folli
Per la smania di andare dove volano gli uccelli,
Ma il vento le riacciuffa, sbarrandone il cammino:
Finiranno a morire sugli stagni domani.
Calmo e lieve è il silenzio; ad intervalli il vento
Lo fende e lo attraversa quasi suonasse un flauto,
Poi tutto ridiventa come prima silente,
E Amore che giocava sotto cieli indulgenti
Ritorna per scaldarsi al fuoco che sfavilla
Con mani freddolose e gambe rattrappite,
E la vecchia dimora che si accinge a mutare
e trasalisce e intenerisce a sentirlo rientrare…
Gli animali-
Dèi guardiani dei greggi che impugnate le verghe
Rendeteci l’antica purezza delle bestie;
Perché possiamo apprendere la pazienza dei mali,
Dateci la dolcezza dei frugali animali.
- Fate diventi nostro nel dolore furioso
Dei cigni il taciturno distacco disdegnoso;
Per patir della sorte l’azzardo date a noi
La placida e distratta indolenza dei buoi;
Fate che il nostro cuore dove l’infanzia smuore
Del somaro conservi la gaiezza e il candore;
Dateci per far scudo a promesse fasulle
La diffidenza accorta e pronta degli uccelli;
Fate che possediamo per impiegar le veglie
L’alacrità gioiosa e saggia delle pecchie;
Dateci per smorzare le voglie e gli appetiti
L’impassibilità assoluta dei gufi;
E, nei giorni crudeli in cui il senno vaneggia,
Calma di pesci immoti sull’onda che mareggia;
– Fate che il sentimento misterioso ci tocchi
Dell’infinito accolto in fondo ai loro occhi,
- Liberateci i corpi, miseri come sono,
Dall’anima gloriosa e dannata dell’uomo!…
Dissuasione-
Chiudete con cautela i vetri sulla strada
E fate ricadere giro giro i tendaggi,
Così che il brontolio della città scontrosa
Non arrivi a ferire il nostro amore fragile.
Non è viva o fatale la nostra tenerezza.
Avremmo anche potuto, noi, non sceglierci mai;
Quel che di me vi piacque fu l’uguale dolcezza,
Ed è l’amara vostra tristezza che io amai.
Troppo affine è il tormento dei nostri cuori, e tale
Che ci mescoleremmo, ma senza rinnovarci:
Eludiamo l’inganno di un desiderio che,
se ancora riesce a accenderci, non può però bruciarci.
La vita ha sperperato ciò che le abbiamo offerto,
Niente può ricomporsi del confuso passato;
Delle due nostre anime avremmo troppa pena,
Dopo l’istante immemore e incerto del piacere:
Perché poi sentiremmo piangere sconsolata
La nostra infanzia affranta da segrete inquietudini
e immedicati mali, che profuso ma tardo
Il compenso dei baci non basta a riscattare…
COMTESSE MATHIEU DE NOAILLES
Des vers qui circulaient manuscrits quand Mme de Noailles était Mlle Anna de Brancovan, beaucoup sont perdus pour le public, et les deux seuls volumes que l’auteur ait publiés et qui ne marquent pas le début de sa pensée, sont le Cœur innombrable et L’Ombre des jours.
Le don merveilleux d’une sensibilité extraordinaire à toutes les impressions de l’air, de la nature, du jardin ; une âme que le soleil réchauffe, que l’été mûrit, et qui est une petite chose frémissante entre beaucoup d’autres choses ; le sentiment de tout cela, et que tout cela fait une brève et irréparable jeunesse : telle était cette poésie qui parlait en vers langoureux et beaux, et où les mots renouvelés semblaient vivants et moites encore de la main qui les avait tenus.
À un siècle de distance, née comme Chénier, d’une mère grecque, son âme comme celle du poète s’est formée à travers les paysages de l’Île-de-France. Mme de Noailles a repris, renouvelé la jeunesse païenne de la nature.
Par delà les tumultes du xixe siècle, les deux poètes se prennent la main, et leurs cœurs s’appareillent ainsi que leurs visions.
À ces œuvres poétiques ont succédé trois romans : La Nouvelle Espérance, le Visage émerveillé, la Domination.
C’est la même âme impressionnable aux choses, et qui l’est cette fois aux êtres humains.
Telle est dans la Nouvelle Espérance, cette délicieuse Mme de Fontenay, si ingénument incertaine et attirée en sens divers, comme les petits morceaux de papier blanc par un morceau d’aimant, par toutes les forces d’amour qui passent dans son horizon. Telle est surtout l’étrange religieuse du Visage émerveillé.
Toutes ces héroïnes aimantes, passives, frissonnantes sous le vent qui passe, et soudain portées tout entières au point où la sensation les a touchées, toutes ces jeunes femmes sans âme consistante, ni noyau volontaire, mais sans cesse sollicitées à la surface frémissante de leur âme en mouvement, sont la proie de l’homme : et c’est en rassemblant quelques-unes, que Mme de Noailles a écrit La Domination.
Elle-même est une jeune femme, aux yeux admirables, aux traits où parait dans le lointain bourgeon qu’il a poussé en Roumanie, la rectitude du type latin, aux mouvements vifs et à l’esprit le plus étincelant.
Télégramme de Marcel Proust à
la comtesse de Noailles suite à son discours d’investiture à l’Académie royale de Belgique en janvier 1922.
Biografia di Anne-Elisabeth,contessa Mathieu de NOAILLES-Poetessa francese, nata a Parigi il 15 novembre 1876, morta ivi il 30 aprile 1933. Il padre suo apparteneva alla potente famiglia valacca dei Bibescu, ed era diventato, per adozione, erede del titolo e dei privilegi dell’ultimo principe Brancovan (Brâncoveanu); la madre discendeva dall’illustre ceppo cretese dei Musurus; Anna di Brancovan nel 1897 andò sposa al conte Mathieu de Noailles. Nata e cresciuta in Francia, formò il suo ingegno letterario sotto le dominanti influenze di M. Barrès e di G. D’Annunzio; tuttavia seppe conservare alla sua ispirazione l’originario carattere orientale: una schietta e calda sensualità, ora pigra ora impetuosa, un forte sentimento della natura mediterranea in fiore e in frutto sotto il gran sole, un tormentoso sentimento del morire sorgente dal fondo della voluttà carnale.
Le sue prime poesie, inserite nella Revue de Caris del 1892, appaiono già improntate dal sigillo d’una personalità umana e artistica, che più tardi s’affinerà e si determinerà meglio, ma in sostanza non si modificherà più. Nel 1901 pubblicò il suo primo volume di versi, Le Cœur innombrable, a cui seguì subito L’ombre des jours (1902). Poi si volse al romanzo, con La nouvelle espérance (1903), Le visage émerveillé (1904), La domination (1905); ma tornò alla poesia con Les éblouissement (1907), che è forse, insieme con la prima, la più importante delle sue raccolte liriche. Tra le successive ricorderemo Les vivants et les morts (1913) e L’honneur de souffrir (1927). I suoi ultimi libri furono: Exactitudes, saggi e meditazioni (1930), e Le livre de ma vie, ricordi (1932). La fantasia della N. s’esprime più felicemente nei versi che nelle narrazioni; le quali son tutte impregnate di spiriti lirici, e non riescono pertanto alla creazione di personaggi in sé e per sé consistenti. E tra i versi bisognerà fare, o meglio lasciar fare al tempo, una scelta rigorosa, così che, cadute le molte pagine di facile improvvisazione, restino in luce solo quei componimenti in cui la N. ha cantato con vibrante sincerità la propria bellezza e la misteriosa potenza di donna, come un modo di essere, effimero ma pieno ed intero, della realtà universale.
Bibl.: J. Larnac, La Comtesse de N., sa vie, son oeuvre, Parigi 1931; Les Nouvelles littéraires, Parigi, numero del 6 maggio 1933.
Fonte Enciclopedia TRECCANI on line