ROMA Castel di Guido- Il sito Archeologico CASALE DELLA BOTTACCIA-
La statua di Giunone velata ( Alta senza il plinto, palmi otto) dissotterrata presso Castel di Guido, sito corrispondente all’antico Lorio, è considerabile per la sua integrità, essendone conservata anche la destra che sostiene la patera. Questo simbolo, il velo e ‘l diadema la caratterizzano abbastanza per Giunone, che velata appunto s’incontra, e colla patera nelle antiche medaglie che porta l’epigrafe di Giunone regina. E velata era la sua statua che sul Campidoglio si venerava, come da’ medaglioni di Adriano apparisce, ne’ quali si rappresentano le tre divinità Capitoline. Era così proprio il velo di questa Dea, che Alberico e Fulgenzio, autori vissuti in un tempo nel quale filosofi pagani si sforzavano di scusare con industri allegorie tutti gli assurdi delle lor religioni, ne danno delle ingegnose spiegazioni. Il primo intende pel velo le nubi che offuscano l’aria, di cui questo Nume è il simbolo (Albric, de Junone):l’altro crede additarsi col velo , che le ricchezze, delle quali Giunone è l’arbitra, si tengono studiosamente celate (Fulgent. Mytholog. Lib. II, Juno). Queste sottili interpretazioni non ci danno sicuramente l’idea de’ più antichi artefizci, i quali la velarono e come matrona, o ancora come sposa di Giove, col quale titolo ebbe un simulacro in Platea, opera di Callimaco (Pausan.Boetic. cap.2). Velata era la sua statua antichissima di legno in Samo, lavoro di Smilida contemporanea di Dedalo, come apparisce dalle medaglie; ed oltre il velo aveva anche sul capo una specie di modio (Museo Pisani, Tab, XXIII, XXXIX); io che più volentieri osservo , perché nel nostro simulacro esisteva anticamente questo attributo, rimanendovi ora sul capo un piano rotondo che lo reggeva, oltre un foro quadrangolare , in cui s’innestava. O questo fosse un vestigio delle colonne che negli antichissimi tempi di veneravano per istatue ( Buonarroti, Medaglioni, ec. Pag. 216), o un vero moggio , segno della gratitudine degli adoratori, che si dichiaravano così di tenere da’ Numi le loro dovizie: nella nostra statua, che non è certamente in uno stile antico, può dirsi aggiuntovi o per imitazione di qualche vetusta immagine della Dea, o per dimostrarla dispensatrice e padrona delle ricchezze, come si è accennato poc’anzi. Questo simulacro , ben inteso nel panneggiamento , non è opera greca, ma lavoro de’ tempi dell’impero romano. Adornava forse il Lorio un suburbano imperiale, nel quale fu educato e morì l’imperatore Antonino Pio (Giulio Capitolino, Antonino Pio, cap. 1 e 12).
Dal volume Il Museo Pio Clementino illustrato e descritto, Volume 1- di Ennio Quirino Visconti, Giovanni Labus.