Poesie di Anna Salvini, Chiudere gli occhi per prima (Inediti)-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Anna Salvini, Chiudere gli occhi per prima (Inediti)
Novena
Fammi la grazia di restare, ogni giorno
somigliante al tuo essere in pace, lasciami
un peso leggero, qualcosa che tremi
al primo accenno di buio
–
quando i passi sulla ghiaia sono un canto
secco e la crepa del fango si fa voragine
sotto i nostri piedi così – ancora –
fa che ci cerchiamo nella notte, nel taglio
degli occhi vicini e stretti alle gole, mani
e piedi inchiodati uno sull’altro, desiderare
il fiato, l’aria che ci consuma, persi
nell’ombra delle nostre sagome
–
così potresti anche contarle le mie rughe
seguire la direzione dei pensieri, riconoscere
lo stesso solco sotto gli occhi, pendere
dalle mie labbra, rubare le parole
–
sarei felice di stare senza voce, il mio posto
l’ho trovato tra le braccia del silenzio
la testa poggiata sul cuore, indifeso battito
eco che mi risuona dentro
–
ma tu vieni a trovarmi nei sogni, incendia
la notte, fammi attorno un deserto
solo sabbia e cielo
noi, l’unica oasi
–
saremo soli, ci benediremo con pioggia
e vento, daremo fuoco alla distanza
a un vecchio per sempre, saremo le braci
la nostra presenza
–
ciò che resta è nascosto agli occhi
di tutti, i nostri incubi saranno scomposti
dopo la tempesta e fragili come vecchi
ricordi e resti di gusci, conchiglie, frammenti
che sulla battigia attendono l’onda
–
non c’è difesa, non ora, solo uno squarcio
nel tronco, un varco da corpo a corpo
una quiete redenta, vicinissima a noi
–
un miracolo.
*
Pin
Inizio io: novembre, libri, luce, casa
tu mi rispondi lago, rispetto, tangenziale
aggiungo cane, vita, nebbia, ispirazione
e tu – pianura e mare – e alba, nido
respiro, turni, quotidiano
malinconia viene fuori insieme, paura
contemplazione, anche tremare
il dubbio che ci tortura: chi protegge
il cielo, la neve, il piccolo fiorire?
è questo il nostro codice segreto
abbandonarsi alle parole, lasciarle fare
andare oltre a quello che già siamo.
*
Dissolta
Quando osservo la luce cadere adagio
tra i solchi, vegliare sui campi recisi
quando il viola si fa largo nel corpo
e il rosso affonda il suo artiglio, prego
il cielo che nessuno mi trovi.
Voglio sentire tutta quanta la pietà
per questo piccolo mondo, solo questo
coraggio sommesso è il canto che voglio
seguire. Tutto il resto scompare.
Spento ogni dolore, tace anche la carne.
*
Le parole che scrivo
Quanto ho creduto nei fiori
alla neve di marzo, alle sere
d’estate senza luna
anche quando non sapevo
chi fossi, volevo che nulla
mutasse – perduta com’ero –
a mettere a fuoco
avvenimenti e segnali.
Ma ogni cuore ha il suo addio
e il sangue non basta
a restare in ascolto, non basta
la forza che preme sotto la pelle
nulla di quello che esplode
dagli occhi ora serve
io sono quella che vuole restare –
lo scrivo ogni giorno, e non te lo dico
Io sono le parole che scrivo.
*
Alle sette del mattino, c’era tutta
quella luce, dilagava sulle case
aperte le finestre, sfiorava
oggetti, libri, i fiori secchi
un giro anche tra i rami, le bacche
giù in giardino.
E non si dava pace, non mi dava
pace.
. . .
Attratta dal movimento leggero
tra le foglie, nell’attimo che precede
il volo, tracima la memoria.
Tutto si fa leggero prima di partire.
. . .
Dal fuoco delle foglie è un lento
abbandono: lasciarsi andare
tra le braccia delle nebbie, cadere
senza un suono.
. . .
Svuotato il tronco è passaggio
d’aria, commozione la parola
linfa che non si perde.
*
Avvenire
Non ho forma in questo slargo
di pianura, abbandonata al peso
– scivolo via –
lascio dentro i fossi la voce, l’orma
alla base del tronco, svuotato
da ogni clamore, cede anche lo sguardo
C’è così tanto spazio, campi a raccolta
e nuove possibilità di caduta: precipita
ogni foglia, i colori all’imbrunire
il ramo secco sotto il passo, precipito
anch’io, senza distinzione
– corpo e passione –
per un avvenire lento, dentro
una luce bassa sempre più piccola
dove vengo a tremare per la vita.
*
Chiudere
Alghero è una spilla verde
si fa spazio tra le fotografie ricordo
ma del mare faccio fatica a scrivere
non mi lascia scampo ogni volta:
non ha pietà di me, delle mie ferite
forse mi trova scomoda, seduta sugli scogli
lui che urla, agita, lambisce, cattura
dona, riprende, abbandona
cosa ne sa del mio silenzio, dove arriva
lo sguardo, come oscilla il cuore
tra le onde, di come allungo la vita.
Io non posso chiudere questa estate
voglio ridere e fare i colori con la voce.
Voglio ancora appoggiarmi al sole
come fa l’alba alla collina, dimenticare
il sonno perso, la sfida notturna
chiudere gli occhi per prima.
Anna Salvini:” non sono molto brava a presentarmi non so mai cosa dire e non amo celebrarmi, preferisco che siano le parole a dire chi, in parte, sono… Io sarei molto sintetica, così: “Calma apparente” è la mia opera prima, pubblicata da Interno Poesia nel 2017 e andata in ristampa nel 2021. Nel tempo i miei testi sono stati pubblicati su: Poetarum Silva, Versante Ripido, Cartesensibili, Rebstein, Perìgeion, Margutte, Interno Poesia, Poeti Oggi, La poesia e lo spirito. Anna Salvini”.