Lorenzo il Magnifico sonetto per Simonetta Vespucci
Biblioteca DEA SABINA
Il sonetto di Lorenzo il Magnifico per Simonetta Vespucci
“La Senza Paragoni”
O chiara stella, che coi raggi tuoi
togli alle tue vicine stelle il lume,
perché splendi assai più che ‘l tuo costume?
Perché con Phebo ancor contender vuoi?
Forse i belli occhi, quali ha tolti a noi
Morte crudel, che omai troppo presume,
accolti hai in te: adorna del lor nume,
il suo bel carro a Phebo chieder puoi.
O questo o nuova stella che tu sia,
che di splendor novello adorni il cielo,
chiamata essaudi, o nume, i voti nostri:
leva dello splendor tuo tanto via,
che agli occhi, che han d’eterno pianto zelo,
sanza altra offensïon lieta ti mostri.
Sono i versi di lutto struggente che Lorenzo de Medici, detto il Magnifico, scrisse per Simonetta Cattaneo Vespucci (Genova 1456-1473), la donna di cui fu segretamente innamorato e della quale innamorato fu anche il fratello Giuliano, ma meno segretamente. Di questo amore folle, infatti, ne scrisse il Poliziano (amico dei fratelli de Medici) nel poemetto “Le stanze per la giostra del Magnifico Giuliano”, dedicando alla giovane donna dei passi espliciti ed appassionati. La giostra in questione fu un torneo cavalleresco che, nel gennaio del 1475, fu vinto da Giuliano, appunto, con tanto di sfavillante armatura d’argento ed elmo disegnato niente meno che da Andrea Verrocchio. Il giovane Medici dedicò la sua vittoria alla bella Simonetta sventolando lo stendardo in palio, ovvero il ritratto di lei realizzato dal Botticelli. Su fondo azzurro, la giovane donna fu raffigurata in veste di casta Pallade, coperta da una corazza e con la scritta “La Sans Par”: la senza paragoni.