Renée Vivien poetessa britannica
Biblioteca DEA SABINA
Renée Vivien poetessa britannica
la ricordiamo con tre sue poesie-
Renée Vivien, pseudonimo di Pauline Tarn (Londra, 11 giugno 1877 – Parigi, 18 novembre 1909), è stata una poetessa britannica che scrisse in francese, soprannominata “Saffo 1900”. Si trasferì giovanissima in Francia. Lì venne a contatto con l’ambiente articonformista parigino. La Vivien era apertamente lesbica, viveva lussuosamente e amava viaggiare. Morì a trentadue anni a causa di una pleurite contratta a Londra, ma le sue condizioni erano già deboli e precarie a causa di continui digiuni..La Tarn aderì ai modi del Simbolismo, Parnassianesimo e fu anzi fra gli ultimi poeti ad aderire a tale scuola.
Somiglianza inquietante
Ho visto sulla tua fronte bassa il fascino del serpente.
Le tue labbra hanno inumidito il sangue di una ferita,
e qualcosa dentro mi disgusta e si pente
mentre il tuo freddo bacio mi punge con un morso.
Uno sguardo da vipera è nei tuoi occhi socchiusi,
e la tua testa furtiva e piatta si raddrizza
più minacciosa dopo il languore del riposo.
Ho sentito il veleno in fondo alla tua carezza.
Duranti i giorni d’inverno nervosi e ghiacciati,
tu sogni i tepori di profonde vallate,
e ci si immagina, al vedere il tuo lungo corpo ondulato,
delle scaglie d’oro lentamente spiegate.
Ti odio, ma la tua plastica e luminosa bellezza
mi prende e m’affascina e m’attira senza fine,
e il mio cuore, pieno di spavento davanti alla tua crudeltà,
ti disprezza e t’adora, o Rettile e Dea
Versi d’amore
Tu conservi negli occhi la voluttà delle notti,
o gioia inaspettata al termine delle solitudini!
Il tuo bacio è come il sapore dei frutti
e la tua voce fa sognare meravigliosi preludi
mormorati dal mare nella bellezza delle notti.
Tu porti sulla fronte il languore e l’ebbrezza,
i giuramenti eterni e le confessioni d’amore,
sembri evocare la timida carezza
il cui ardore trafuga la luminosità del giorno
e ti lascia sulla fronte l’ebbrezza e il languore
I solitari
Coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari
provano la voluttà divina di essere solitari.
La loro castità ha pena dell’ebbrezza delle coppie
della stretta di mano, dei passi dal ritmo lieve.
Coloro che nascondono la fronte nei lenzuoli funerari
sanno la voluttà divina di essere solitari.
Contemplano l’aurora e l’aspetto della vita
senza orrore, e chi li compatisce prova invidia.
Coloro che cercano la pace della sera e dei lenzuoli funerari
conoscono la spaventosa ebbrezza di essere solitari.
Sono i beneamati della sera e del mistero.
Ascoltano nascere le rose sottoterra
e percepiscono l’eco dei colori, il riflesso
dei suoni… Si muovo in un’atmosfera grigio-viola.
Gustano il sapore del vento e della notte,
hanno occhi più belli delle torce funerarie.
La poesia di Renée Vivien fu per molti motivi celata, ancora oggi è sconosciuta, e proprio per questo motivo è interessante scoprirla e apprezzarla. Vivien scrisse del suo amore omosessuale per Natalie Clifford Barney, condannò nei suoi versi certi schemi patriarcali e maschilisti, creò addirittura un salotto letterario di sole donne in risposta all’Accademia francese che ne escludeva la partecipazione. Della sua poesia tradotta in italiano non abbiamo moltissimo, ma ricordiamo Cenere e polvere, a cura di Teresa Campi.