FAI Sabina -Villa Romana di Grotte di Torri
Biblioteca DEA SABINA
Gruppo FAI Sabina
Ma com’era questo “vestigio di romana antichità”, dei più “magnifici e sontuosi”, che lui avesse mai veduto? Diamo ancora la parola a Galletti: «Consiste in uno spazio quadrato perfetto, di cui ciascun lato è di passi ordinari centoventi, rinchiuso da muri di travertini di varie grandezze, e di diverse figure, alcuni dei quali sono della grossezza di tre palmi, e più, e di lunghezza di sette, otto, e anche più. Essendo queste mura in buona parte rovinate, si veggono sparsi all’intorno in gran quantità i travertini caduti, ed ora appena sono rimaste all’altezza ove di una canna, e ove di una, e mezza. La porta, per cui si entrava in questo circuito, era nel mezzo del lato, che sta dalla parte di Scirocco, e se ne veggono chiaramente i vestigj. Sotto di questo piano – prosegue il monaco antiquario – tutto è voto, e vi si osservano grotte con volte bellissime, sebbene tutte non si possano vedere o perché sono riempiute di terra, o perché alcune sono state fatte rimurare dal signor Marchese Simonetti».
Il luogo, non lontano da Ponte Sfondato ma nel territorio di Fara Sabina, isolato e servito da una strada bianca abbastanza malmessa, è tra i più suggestivi di tutta la Sabina. Alzata com’è rispetto a tutto quello che c’è intorno, dalla villa di Grotte di Torri si gode ancora di un panorama a perdita d’occhio fino al mare. Per finire diamo la parola alla professoressa Maria Pia Muzzioli che nel suo “Cures Sabini”, pubblicato a Firenze da Olschki nel 1980, scrive a chiusura della lunga scheda su Grotte di Torri: «Le strutture della villa dovettero essere utilizzate a lungo, fino in età medievale; per il primo impianto sembra accettabile la datazione proposta dal Lugli (seconda metà del II secolo a.C.) sia in base alle tecniche usate che alle caratteristiche planimetriche. In particolare è da notare che una piattaforma artificiale su tutti e quattro i lati, che costituisce quindi un intervento radicale sull’ambiente, non motivato dalla necessità di creare un livello uniforme in un pendio, com’è il caso più frequente, si ritrova ad esempio, con criptoportico interno, nella villa repubblicana sotto Villa Adriana».